I Piccoli non vedono l'uscita dalla crisi
L'assemblea di Ancpl-Legacoop
Per Marco Mingrone, responsabile nazionale cooperative di costruzioni con la redditività in calo e bilanci che non brillano «la tenuta è garantita solo dalla grande dimensione mentre per le medio-piccole si addensano scenari foschi». Da un campione ristretto che necessariamente non rappresenta l'intero panorama delle coop aderenti all'Ancpl alcuni dati si possono già evidenziare. Complessivamente si vede come il trend sia positivo con un incremento rispetto al 2009 del valore del fatturato dell'8,7% e prospettive di raggiungere un più 9,3% per il 2011. Ma l'ottimistica visione viene meno quando si osserva che l'andamento è frutto dei risultati ottenuti dalle cooperative che superano la soglia dei 250 milioni di euro di fatturato.
Mentre le difficoltà sono per quelle imprese che viaggiano tra i 50 e i 100 milioni di euro, per alcune delle quali si prevede un nuovo calo anche per l'anno in corso. Insomma il problema di crescere nelle dimensioni per sostenere meglio il mercato fortemente propugnato dal presidente delle coop di produzione, Carlo Zini, è ribadito anche dai numeri. Tanto che nel dibattito svoltosi durante il convegno lo stesso amministratore delegato di Impregilo, Alberto Rubegni, ha allargato l'idea a tutte le imprese «che dovrebbero portare avanti delle iniziative di consolidamento per rendere il mercato più trasparente. Le società — sarebbe questo il limite per Rubegni — non riescono a focalizzarsi e vogliono fare tutto». Le prospettive non sono rosee anche perché non si vede da parte del Governo un grande sostegno alle imprese del comparto, che hanno colto l'occasione dell'incontro meneghino per presentare alcune sottolineature. Il recentissimo decreto sviluppo (il 70/2011) ha lasciato freddi gli operatori.
«Alcuni spunti sono interessanti — commenta Zini — come l'esclusione automatica delle offerte anomale estesa a tutto il sottosoglia. Altri, seppure con finalità condivisibili, come limitare il contenzioso rischiano di frenare le opere e rappresentano ulteriori complicazioni. È il caso della parte relativa alle riserve e alle varianti». Per il presidente di Anas, Pietro Ciucci per semplificare e rilanciare il settore bisognerebbe tagliare norme. Ma è il tema del contenzioso quello da lui più sentito visto che è su questo elemento che vede arenarsi le opere.
L'Estero
In generale le cooperative di costruzioni operano all'interno del proprio mercato regionale. Dalla ricerca si vede come la metà del fatturato complessivo è raggiunta all'interno dei confini del proprio territorio, ma questo riguarda soprattutto le imprese tra i 50 e i 100 milioni di fatturato: che rispettivamente fanno giocando in casa l'83 e il 79% del loro giro di affari. Guardare all'estero va bene ma bisognerebbe farlo con equilibrio. Anche per l'industria delle costruzioni si profilerebbe un problema di difesa dell'italianità: «Le imprese di successo in questa fase — ha commentato Zini — sono quelle che hanno guardato di più fuori dall'Italia. Trovo scioccante che oramai Impregilo abbia meno del 20% della sua attività nel nostro Paese». Guardare all'estero però diventa necessario, come ha sottolineato Rubegni, davanti alla difficoltà di reperire finanziamenti pubblici e alla debolezza di programmazione da parte dello Stato. Per Zini bisognerebbe provare a individuare nuove forme di finanziamento alle infrastrutture. Secondo il presidente dell'Ancpl «bisognerebbe capire se si riesce a intercettare il risparmio diffuso con modi innovativi come la bondistica». La ricetta condivisa dai presenti è di provare a riproporre una soluzione che ha già funzionato oltre 40 anni fa quando per la realizzazione di ferrovie, infrastrutture in generale si usavano bond dedicati. Non è mancato il richiamo all'Expo 2015, la manifestazione che dovrebbe porre per sei mesi Milano al centro del mondo. Grazie anche alla presenza di Renzo Gorini, direttore infrastrutture della società Expo 2015 chiamata a preparare l'evento. Ma non è piaciuto alla platea il fatto che gran parte delle gare per la realizzazione dei lavori con un ammonta- re da un miliardo di euro complessivo saranno fatte attraverso appalto concorso e al massimo ribasso. Anche se la vera criticità ammessa da Gorini è sempre quella dei tempi strettissimi.