IGI: allarme sugli appalti
Per l'Igi occorre ricondurre la disciplina nazionale alle Direttive comunitarie
Milano, 15 giugno 2011 - Il decreto legge sullo sviluppo ha il solo obiettivo di chiudere le risorse per il settore delle costruzioni e determinerà ulteriore contenzioso, aggravando la disorganica sovraregolazione del settore degli appalti pubblici. È quanto emerso nel corso del Convegno organizzato dall'Igi, Istituto grandi infrastrutture, dal titolo «Sviluppo per decreto? Prime riflessioni sul decreto legge n. 70». Nell'introdurre i lavori, il presidente dell'Igi, Giuseppe Zamberletti, ha espresso la «preoccupazione seria che si diffonda la convinzione che il circuito virtuoso dello sviluppo possa mettersi in moto incidendo sulle procedure, senza aprire contemporaneamente i rubinetti della spesa». Per quanto riguarda i contenuti Zamberletti ha sottolineato come, pur con alcuni contenuti positivi («apprezzabile lo sforzo, sulle cause di esclusione, di chiarire passaggi procedurali che si incagliano in un contenzioso molto diffuso davanti al giudice amministrativo»), il decreto si caratterizzi per l’episodicità e per l'assenza di visione d'insieme». Particolarmente negativo il giudizio sul limite alle riserve per progetti validati previsto dal decreto 70 insieme al limite del 20% alle varianti, che per Zamberletti causerà ulteriore contenzioso e più in generale sulla «sovraregolamentazione» del settore. Per l'Igi, semmai, «occorre ricondurre la disciplina nazionale alle Direttive comunitarie, e ciò anche per evitare la situazione paradossale che si va profilando, per cui, mentre l'Europa si interroga sul superamento delle Direttive perché tributarie al mito della concorrenza di un formalismo ritardante, noi stiamo ancora faticosamente tentando di liberarci dai lacci e lacciuoli della legge 109». Anche per Angelo Clarizia, ordinario di diritto amministrativo alla Sapienza di Roma, «si tratta di un decreto legge procedurale che si limita a chiudere la cassa e, sulle riserve, non eviterà il ricorso al contenzioso». Per Vincenzo Carbone, presidente emerito della Cassazione, sono inoltre molto dubbi i profili di costituzionalità del provvedimento e la rispondenza delle norme al diritto comunitario. Il presidente della commissione lavori pubblici del Senato, Luigi Grillo, ha invece evidenziato gli aspetti positivi legati alla finanza di progetto cosiddetta di «terza generazione» con particolare riguardo alle norme del decreto che rafforzano la posizione del promotore nell'ambito delle opere.