Il comparto dell'automotive vale 93 miliardi
Studio della Fondazione Ergo: 5,6% del Pil e 250mila addetti
Nonostante le difficoltà di mercato, nazionali e internazionali, quello dell’auto è comunque un settore che vale, componentistica compresa, il 5,6% del Pil con 93 miliardi di fatturato e 250.000 addetti. Una parte determinante dell’economia nazionale, la cui istantanea è stata scattata da un “Quaderno d'Analisi” elaborato dal Centro Studi della Fondazione Ergo.
Il Quaderno, oltre ai dati generali, contiene una serie di notizie puntuali. Destinata a fare discutere è, fra l’altro, la buona previsione circa le prospettive del comparto la cui produzione è stimata in aumento fra il 25 e il 30% entro il 2030. Mentre viene evidenziato come la Cina già oggi guidi il processo di elettrificazione della mobilità su auto con 1,2 vetture completamente a trazione elettrica contro le 350mila in Europa e negli Usa. Sempre in tema di produzione e mercato, viene sottolineato come la Germania sia “in affanno” con una produzione 2018 pari a 500mila vetture in meno Inosservato è anche l'affanno della Germania che l'anno scorso ha prodotto ben 500.000 vetture in meno. Ancora il Quaderno evidenzia che gli investimenti in ricerca di quasi tutte le aziende del comparto arrivino ad oltre il 5% del fatturato. In particolare in Italia, gli investimenti fissi lordi del settore valgono il 14% di quelli dell’industria manifatturiera. Gli investimenti in Ricerca e Sviluppo ammontano a 1,7 miliardi di euro (13% della spesa in R&S nazionale e il 18,8% della spesa dell’industria manifatturiera), mentre la competitività del settore è superiore rispetto a quella della manifattura in genere.
La componentistica per autoveicoli – dice sempre il Quaderno -, “genera un fatturato direttamente riconducibile al settore di 46,5 miliardi di euro impiegando 156 mila addetti”. Mentre sempre in Italia “il 46% delle imprese rimane al di sotto dei 10 milioni di euro, mentre il 35% si colloca tra i 10 e i 50 milioni di euro. Il 53% dispone di un numero di addetti inferiore a 50, a cui si aggiunge un ulteriore 34% di imprese tra i 50 e i 250 addetti”.