Il futuro dell'Europa e le reti TEN-T
Il rilancio dell'economia europea dipende anche dalla realizzazione delle nuove reti transeuropee di trasporto
Molti analisti ritengono che l'economia europea, colpita dalla crisi finanziaria mondiale e dalle difficoltà di alcuni Stati membri a rispettare i criteri di stabilità, potrà ricominciare a crescere solo se si tornerà ad investire in alcuni settori cruciali, tra i quali figurano sicuramente le infrastrutture materiali e immateriali. Ciò spiega la rilevanza del piano "Connecting Europe Facility", che interviene a finanziare progetti che completano i collegamenti mancanti delle reti europee, ma servirà anche a rendere l'economia europea più "verde", grazie a modalità di trasporto meno inquinanti, a collegamenti a banda larga ad alta velocità e ad un'utilizzazione più ampia delle energie rinnovabili (anche per ridurre la dipendenza energetica della Ue), in coerenza con i punti previsti dalla Strategia Europa 2020.
In questo quadro s'inserisce anche la discussione da parte del Consiglio Ue Trasporti della proposta di regolamento per la revisione delle TEN-T presentata dalla Commissione, che è improntata al nuovo modus operandi comunictario sul tema dei trasporti, basato su una "rete globale", la cosiddetta comprehensive network,da realizzarsi entro il 2050, caratterizzata dall'interconnessione delle attuali reti nazionali stradali, ferroviarie, portuali, aeroportuali e di vie navigabili, alla quale si sovrapporrà una "rete centrale", core network, con l'obiettivo temporale del 2030, basata sul miglioramento nell'utilizzazione delle risorse e suna significativa riduzione delle emissioni inquinanti prodotte dal settore dei trasporti nel suo insieme.
A dicembre, nella prima riunione del Consiglio UE TRasporti, si è registrata una condivisione da parte di tutti degli obiettivi di fondo della bozza di regolamento. Le prime osservazioni degli stati membri riguardano le implicazioni finanziarie del piano, che richiedono - in tempo di crisi - una verifica sul carattere cogente o meno da dare agli orizzonti temporali previsti, oltre che la richiesta di una maggiore autonomia decisionale per quei progetti che sono destinati ad essere realizzati nel loro territorio nazionale. Da parte degli stati membri dell'Est, inoltre, è stata sottolineata l'esigenza di rafforzare i collegamenti con gli stati limitrofi alla Ue, sia nell'ambito euro-mediterraneo (Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Siria, Tunisia) sia verso i paesi europei candidati o potenzialmente candidabili all'accesso nell'Unione (Croazia, Macedonia, Turchia, Islanda, Albania, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Kososo) sia infine verso gli altri paesi dell'est europeo (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldavia e Ucraina.
Anche in Italia si è aperto un dibattito sulla bozza di regolamento. L'Aiscat, l'associazione italiana delle concessionarie autostradali, pur condividendo "l'approccio comunitario per una profonda revisione della politica sulle TEN-T nella più ampia prospettiva di rilancio dell'economia europea", ha criticato duramente la scelta di favorire "in modo non equilibrato le ferrovie a scapito della mobilità su gomma", chiedendo di adottare invece una logica improntata alla co-modalità e allintegrazione tra le varie modalità di trasporto. Secondo l'Aiscat, l'attenzione privilegiata che la Ue da' al mondo delle ferrovie rischia di punire in modo sbagliato "il sistema stradale che gestisce o che sostiene il 90 per cento del traffico europeo, sia delle merci sia dei passeggeri".