Il Non Fare in Italia, nel biennio 2009-2010, è già costato almeno 20 miliardi
Lo sostiene il rapporto 2010 dell'Osservatorio promosso da Agici Finanza d'Impresa

Il rapporto di quest’anno stima in 331 miliardi il “costo del non fare” per il periodo 2011-2024. Cifre da capogiro, a cui si aggiungono 20 miliardi dovuti al “costo del non aver fatto” nel biennio 2009-2010. Qualche segnale positivo tuttavia c’è. Lo scorso anno il costo del non fare per il periodo 2010-2014 ammontava a 383 miliardi di euro, segno che quest’anno vi sono stati forti miglioramenti negli investimenti, soprattutto - sottolinea l’Osservatorio - nel settore ferroviario, stradale e dell’energia.
“Il Non Fare in Italia - ha spiegato Andrea Gilardoni, docente dell’Università Bocconi e direttore dell’Osservatorio - rischia di continuare anche nei prossimi anni. Di particolare rilievo è il settore della logistica la cui inefficienza complessiva è una grave palla al piede per il Paese. È necessario un grande rilancio dei progetti infrastrutturali, che si basi anche su nuovi modelli di gestione degli iter autorizzativi, con scelte politiche più rapide e di miglior livello qualitativo”.
Stefano Clerici, Condirettore dell’Osservatorio, ha illustrato i risultati del Rapporto dell’Osservatorio: “Nonostante vi siano state rilevanti realizzazioni che hanno dato modo di raggiungere importanti obiettivi (ad es. sviluppo della rete elettrica, Alta Velocità, termovalorizzatore di Acerra), si è ancora lontani dal raggiungimento delle ipotesi di Policy da noi formulate e, dunque, da un efficiente e adeguato sviluppo infrastrutturale in grado di far recuperare competitività al Paese ed evitare ingenti costi a carico della collettività”.
È necessario, dunque, non solo proseguire in uno sviluppo equilibrato delle opere, ma anche superare le ormai sterili opposizioni e i ritardi procedurali nella realizzazione delle infrastrutture attraverso un modello di gestione strutturato degli iter autorizzativi. “Tale modello - precisa Clerici - deve monitorare il processo attraverso una Struttura di indirizzo e controllo e deve puntare ad asciugare il complesso delle procedure eliminando passaggi inutili, inefficaci, onerosi o ripetitivi”.