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Briciole di pane

Il Non Fare in Italia, nel biennio 2009-2010, è già costato almeno 20 miliardi

Lo sostiene il rapporto 2010 dell'Osservatorio promosso da Agici Finanza d'Impresa

Roma, 24 novembre 2010 - Attenzione, nel settore delle opere pubbliche spesso il non fare costa di più del fare. Se è vero che in tempo di crisi lo Stato ha difficoltà a finanziare investimenti in infrastrutture, il Governo, il Parlamento e gli altri enti istituzionali dovrebbero valutare che i costi generati dal non costruire o ammodernare strade, ferrovie, acquedotti, termovalorizzatori e centrali elettriche, superano di gran lunga le spese previste per realizzare tali opere, necessarie per il territorio e per la collettività. È quanto sostiene l’Osservatorio dedicato ai “costi del non fare”, promosso da Agici Finanza d’Impresa, che il 18 e il 19 novembre scorsi ha presentato il rapporto annuale sugli impatti economici, sociali e ambientali dei ritardi nelle infrastrutture strategiche in Italia.

Il rapporto di quest’anno stima in 331 miliardi il “costo del non fare” per il periodo 2011-2024. Cifre da capogiro, a cui si aggiungono 20 miliardi dovuti al “costo del non aver fatto” nel biennio 2009-2010. Qualche segnale positivo tuttavia c’è. Lo scorso anno il costo del non fare per il periodo 2010-2014 ammontava a 383 miliardi di euro, segno che quest’anno vi sono stati forti miglioramenti negli investimenti, soprattutto - sottolinea l’Osservatorio - nel settore ferroviario, stradale e dell’energia.

“Il Non Fare in Italia - ha spiegato Andrea Gilardoni, docente dell’Università Bocconi e direttore dell’Osservatorio - rischia di continuare anche nei prossimi anni. Di particolare rilievo è il settore della logistica la cui inefficienza complessiva è una grave palla al piede per il Paese. È necessario un grande rilancio dei progetti infrastrutturali, che si basi anche su nuovi modelli di gestione degli iter autorizzativi, con scelte politiche più rapide e di miglior livello qualitativo”.

Stefano Clerici, Condirettore dell’Osservatorio, ha illustrato i risultati del Rapporto dell’Osservatorio: “Nonostante vi siano state rilevanti realizzazioni che hanno dato modo di raggiungere importanti obiettivi (ad es. sviluppo della rete elettrica, Alta Velocità, termovalorizzatore di Acerra), si è ancora lontani dal raggiungimento delle ipotesi di Policy da noi formulate e, dunque, da un efficiente e adeguato sviluppo infrastrutturale in grado di far recuperare competitività al Paese ed evitare ingenti costi a carico della collettività”.

È necessario, dunque, non solo proseguire in uno sviluppo equilibrato delle opere, ma anche superare le ormai sterili opposizioni e i ritardi procedurali nella realizzazione delle infrastrutture attraverso un modello di gestione strutturato degli iter autorizzativi. “Tale modello - precisa Clerici - deve monitorare il processo attraverso una Struttura di indirizzo e controllo e deve puntare ad asciugare il complesso delle procedure eliminando passaggi inutili, inefficaci, onerosi o ripetitivi”.

  Sito dell'Osservatorio dei Costi del Non Fare

  Sintesi rapporto 2010 Costi del Non Fare