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Briciole di pane

Il settore dei trasporti, tra crisi e opportunità

Il rilancio del sistema logistico come occasione di crescita per il Paese

Roma, 13 giugno 2013 - I trasporti, è risaputo, sono un “termometro” dell’economia. Un termometro che, va detto, storicamente ha segnato quasi sempre febbre crescente. Offrendo, quindi, indicazioni da prendere con una certa cautela. I cosiddetti Paesi occidentali, per esempio, hanno vissuto lunghi periodi nei quali le statistiche sui trasporti continuavano a crescere in misura rilevante, mentre i dati sulla produzione industriale rimanevano pressoché fermi. Segno che quelle economie stavano subendo una trasformazione: non più “produttrici integrali”, ma “assemblatrici” di molteplici pezzi prodotti altrove (e destinati, pertanto, a più passaggi da uno stabilimento all'altro).
Con riferimento all’Italia, peraltro, detta trasformazione si presentava già segnata da sostanziali criticità; nel nostro Paese infatti, pur prima della grande crisi attuale, crescevano i “veicoli/km” anziché le “tonnellate/km”, segno di una profonda distorsione del sistema logistico (nefasta, chiaramente, anche sotto il profilo ambientale).
Comunque, con la grave crisi che perdura ormai da quattro anni, la situazione appare radicalmente mutata. Quasi tutti i dati del settore trasporti registrano una contrazione. Per tornare alla metafora iniziale: la colonnina di mercurio del termometro ha preso a scendere. Il che costituisce, probabilmente, una novità epocale. Ancora negli anni ‘90, i manuali universitari di economia dei trasporti davano come plausibile la “indefinita espansione della domanda di trasporto”. Oggi, un rapporto della Merril Lynch dedicato al trasporto merci, e che ha destato un certo scalpore, si intitola significativamente “The End of the Golden Age”, la fine dell’età dell’oro: una regressione che, secondo la celebre banca d’affari, sarebbe da considerarsi strutturale.
Quanto alla secondaria scena italiana, caratterizzata dall’assoluta preponderanza del trasporto su gomma, basteranno due dati: il traffico di veicoli pesanti sulla rete autostradale è diminuito del 7,5% dal 2010 al 2012, mentre la riduzione in termini di tonnellate per chilometro è stata, addirittura, del 19% in un solo anno (dal 2011 al 2012 ).
Ciò posto, peraltro, va detto che sarebbe profondamente sbagliato dare per scontata l’irreversibilità del quadro, e rassegnarsi ad essa. L’età postmoderna che stiamo vivendo, ben descritta da Zygmunt Bauman, dà la sensazione che tutte le forze in campo giochino molti giochi contemporaneamente, e con regole del gioco suscettibili di cambiare. Anche il rapporto causa-effetto, insomma, potrebbe invertirsi: non più la crisi economica a scatenare la crisi dei trasporti, ma un efficientamento del settore della logistica che innesca una ripresa economica. Il che sarebbe particolarmente verosimile per un’area come quella italiana, il cui sistema di mobilità è penalizzato da carenze storiche: scarsa accessibilità dei territori, inadeguatezza infrastrutturale, mancata integrazione tra le diverse modalità di trasporto.
Porre mano alla soluzione di tali criticità potrebbe, con alta probabilità, liberare energie nascoste nel tessuto produttivo. Ma per raggiungere un simile obiettivo, evidentemente, non si può prescindere da una preliminare razionalizzazione degli sforzi, capace di scongiurare duplicazioni di progetti ed evitare iniziative non messe a sistema. La razionalizzazione, invero, è già stata tracciata: nelle 51 Azioni (alcune delle quali “concretissime”) del Piano Nazionale della Logistica, adottato dalla Consulta Generale per l’Autotrasporto e per la Logistica dopo un serrato confronto con gli operatori e i territori. Azioni che attendono soltanto di essere eseguite.
Osservazione a margine: non è stata coerente con gli obiettivi di spending review la soppressione di un organismo come la Consulta che, assicurando un continuo raccordo tra i diversi ambiti del trasporto e della logistica tanto sul versante pubblico quanto su quello privato, mirava a ottimizzare le iniziative e scongiurare sovrapposizioni, realizzando così, a monte, un risparmio di risorse su scala molto più ampia. La ricostituzione della Consulta dovrebbe quindi essere presa in seria considerazione dall’agenda governativa, parallelamente alle procedure di nomina della nuova Authority dei Trasporti, la cui attuazione, come recentemente dichiarato dal Ministro Lupi, “è fondamentale perché manca per un’effettiva liberalizzazione un arbitro e un organismo terzo per risolvere le contese che avvengono ogni giorno”.

Carlo Sgandurra