Information Technology: l'Italia fa un passo avanti nella competitività
IT e competitività: Italia è al 23° posto tra 66 Paesi ma resta lontana dal vertice della classifica mondiale
Roma, 4 ottobre 2011 - Investire nell’innovazione tecnologica e restare al passo con le economie emergenti è una scelta vincente. È questo il messaggio dell’edizione 2011 dell’IT Industry Competitiveness Index, lo studio sulla competitività dei settori dell’Information Technology di 66 Paesi, realizzato dall’Economist Intelligence Unit e divulgato in tutto il mondo dal Business Software Alliance (BSA). Rispetto al 2009, l’Italia è salita dal 24° al 23° posto nella classifica mondiale della competitività nell’IT e, se certamente siamo di fronte a un dato positivo, non si può ignorare che il nostro Paese stenti a tenere il passo degli Stati Uniti e dei Paesi del Nord. Sono due i punti percentuali guadagnati in 3 anni dall’Italia, che chiude con un punteggio di 50,7 su 100 (rispetto al 48,5 del 2009) ma che resta lontana da un vertice ancora saldamente dominato da Stati Uniti (80,5 punti), seguiti da Finlandia (72), Singapore (69,8), Svezia (69,4) e Regno Unito (68,1). Agli ultimi posti Iran (18.8) Algeria (19.5), Azerbaijan (20.3), Bangladeh (20.6) e Nigeria (21.4).
Per quanto ci riguarda, emergono segmenti sui quali puntare per innalzare il rank rispetto agli indicatori delle ‘aree critiche’ inclusi nell’IT Industry Competitiveness Index: in primis la Ricerca ma anche le Infrastrutture IT e il Capitale Umano. Seppur nel segmento della Ricerca l’Italia ha guadagnato 9 punti rispetto al 2009, il punteggio è di appena 25,4 su 100, mentre riceviamo un 50 su 100 sulle infrastrutture IT (-2,5 punti rispetto al 2009), un 47 sul capitale umano (-1,4 punti) e 63,2 (-1 punto) in relazione ai supporti pubblici allo sviluppo industriale. In miglioramento soltanto gli indici relativi all’Area Economica (con un punteggio di 74,7, +2 rispetto al 2009) e al Sistema Giudiziario, dove otteniamo un punteggio pari a 80, in miglioramento di 7 rispetto al 2009. Siamo, dunque, molto distanti dai primi posti in un settore che, invece, può fare molto per la crescita e l’occupazione. Questo è un problema che accomuna un po’ tutta l’Europa: il Vecchio Continente, sottolinea il rapporto, “risulta ancora attraente in termini di infrastrutture IT e Area Legale, ma sta perdendo terreno rispetto ad altre regioni per quanto riguarda il Capitale Umano. Le rigide regole del mercato del lavoro e un ambiente nel complesso sfavorevole agli investimenti nelle reti di prossima generazione potrebbero ostacolare lo sviluppo del settore in futuro”. Matteo Mille, Presidente di BSA Italia, ha sottolineato che l’IT Industry Competitiveness Index dimostra “al di là di ogni dubbio che investire sulle fondamenta dell’innovazione tecnologica nel lungo termine paga e molto bene”. Per quanto riguarda le Infrastrutture IT presentano un indice alto la Svizzera (89.9/100), la Danimarca (67.9/100), l’Olanda (65.8/100), la Svezia (69.4/100) e l’Australia (67.5/100). Interessante il dato sulle economie in via di sviluppo che stanno concentrando i loro sforzi sul raggiungimento degli standard fissati sinora dai leader storici. La Malesia, ad esempio, ha conquistato 11 posizioni proprio grazie a massicci investimenti nelle attività di Ricerca e Sviluppo mentre l’India ha guadagnato 10 posizioni ancora grazie agli investimenti nello stesso settore (R&D, Research and Development appunto) e a un maggiore dinamismo nelle Risorse Umane. Alcuni Paesi – e fra questi Singapore (che ha guadagnato ben 6 posizioni posizionando al terzo posto mondiale), Messico (+4 posizioni), Austria (+5), Germania (+5) e Polonia (+5) – hanno registrato significativi miglioramenti in tutte e quattro le aree fondamentali contemporaneamente.
Un passo avanti nelle IT che rappresenta una sorta di sospiro di sollievo se pensiamo che è proprio di questi giorni l’ennesima stroncatura per l’Italia – dopo il declassamento dell’agenzia di rating Standard&Poor’s e il taglio delle stime di crescita dell’Fmi – da parte del World Economic Forum che nel suo report 2011-2012 stila la classifica delle economie più competitive secondo una scala che va dalla dotazione infrastrutturale alla velocità nella burocrazia. L’Italia è al 43° posto, dietro a Paesi a rischio di fallimento (come l’Irlanda) o appena usciti da una rivoluzione (come la Tunisia) mentre pone ai primi posti Svizzera, Singapore, Svezia, Finlandia e Stati Uniti. Ultimo: il Ciad (142°).
Per quanto ci riguarda, emergono segmenti sui quali puntare per innalzare il rank rispetto agli indicatori delle ‘aree critiche’ inclusi nell’IT Industry Competitiveness Index: in primis la Ricerca ma anche le Infrastrutture IT e il Capitale Umano. Seppur nel segmento della Ricerca l’Italia ha guadagnato 9 punti rispetto al 2009, il punteggio è di appena 25,4 su 100, mentre riceviamo un 50 su 100 sulle infrastrutture IT (-2,5 punti rispetto al 2009), un 47 sul capitale umano (-1,4 punti) e 63,2 (-1 punto) in relazione ai supporti pubblici allo sviluppo industriale. In miglioramento soltanto gli indici relativi all’Area Economica (con un punteggio di 74,7, +2 rispetto al 2009) e al Sistema Giudiziario, dove otteniamo un punteggio pari a 80, in miglioramento di 7 rispetto al 2009. Siamo, dunque, molto distanti dai primi posti in un settore che, invece, può fare molto per la crescita e l’occupazione. Questo è un problema che accomuna un po’ tutta l’Europa: il Vecchio Continente, sottolinea il rapporto, “risulta ancora attraente in termini di infrastrutture IT e Area Legale, ma sta perdendo terreno rispetto ad altre regioni per quanto riguarda il Capitale Umano. Le rigide regole del mercato del lavoro e un ambiente nel complesso sfavorevole agli investimenti nelle reti di prossima generazione potrebbero ostacolare lo sviluppo del settore in futuro”. Matteo Mille, Presidente di BSA Italia, ha sottolineato che l’IT Industry Competitiveness Index dimostra “al di là di ogni dubbio che investire sulle fondamenta dell’innovazione tecnologica nel lungo termine paga e molto bene”. Per quanto riguarda le Infrastrutture IT presentano un indice alto la Svizzera (89.9/100), la Danimarca (67.9/100), l’Olanda (65.8/100), la Svezia (69.4/100) e l’Australia (67.5/100). Interessante il dato sulle economie in via di sviluppo che stanno concentrando i loro sforzi sul raggiungimento degli standard fissati sinora dai leader storici. La Malesia, ad esempio, ha conquistato 11 posizioni proprio grazie a massicci investimenti nelle attività di Ricerca e Sviluppo mentre l’India ha guadagnato 10 posizioni ancora grazie agli investimenti nello stesso settore (R&D, Research and Development appunto) e a un maggiore dinamismo nelle Risorse Umane. Alcuni Paesi – e fra questi Singapore (che ha guadagnato ben 6 posizioni posizionando al terzo posto mondiale), Messico (+4 posizioni), Austria (+5), Germania (+5) e Polonia (+5) – hanno registrato significativi miglioramenti in tutte e quattro le aree fondamentali contemporaneamente.
Un passo avanti nelle IT che rappresenta una sorta di sospiro di sollievo se pensiamo che è proprio di questi giorni l’ennesima stroncatura per l’Italia – dopo il declassamento dell’agenzia di rating Standard&Poor’s e il taglio delle stime di crescita dell’Fmi – da parte del World Economic Forum che nel suo report 2011-2012 stila la classifica delle economie più competitive secondo una scala che va dalla dotazione infrastrutturale alla velocità nella burocrazia. L’Italia è al 43° posto, dietro a Paesi a rischio di fallimento (come l’Irlanda) o appena usciti da una rivoluzione (come la Tunisia) mentre pone ai primi posti Svizzera, Singapore, Svezia, Finlandia e Stati Uniti. Ultimo: il Ciad (142°).