Infrastrutture: cantieri, città e casa tris di urgenze
Per il ministro Lupi necessario partire dai dossier aperti dal Governo Monti e non portati a termine
Roma, 28 aprile 2013 – Qualcuno, maliziosamente, dice che Maurizio Lupi, 53 anni, milanese, studia da sempre da ministro delle Infrastrutture. Almeno da quando, nel 2001, si trasferì a Roma, in Parlamento, dopo aver fatto l'assessore all'Urbanistica di Milano nella giunta Albertini. Certamente il vicepresidente della Camera risponde a quei requisiti di grande competenza e di conoscenza delle politiche di sua pertinenza che il premier Enrico Letta aveva indicato qualche giorno fa come garanzia perché il Governo cominciasse a lavorare a pieno regime subito. Lupi non è solo uno dei politici italiani più esperti di infrastrutture e politiche urbane, ma ha anche seguito in prima persona questi temi negli ultimi 12 anni: è stato capogruppo Pdl in commissione Ambiente alla Camera ed è il responsabile infrastrutture del Pdl.
Lupi sa bene, quindi, quale siano le priorità del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che va a guidare. Anzitutto, i dossier lasciati sospesi o appena avviati dall'ex ministro Corrado Passera e dal vice Mario Ciaccia: il rilancio delle opere pubbliche grandi e piccole, rimaste in molti casi prive di fondi certi o impantanate in difficoltà procedurali; la messa a punto definitiva degli incentivi fiscali (sgravi e credito di imposta) e degli strumenti finanziari (project bond) per favorire la partecipazione dei capitali privati al finanziamento delle infrastrutture; l'approvazione del pacchetto di semplificazioni contenuti nel disegno di legge approvato dal Governo Monti e mai esaminato dal Parlamento; l'elaborazione di una politica di contrasto a una delle grandi emergenze del Paese, la casa, con il rafforzamento dei primi spezzoni di social housing, avviati con meccanismi finanziari innovativi ma ancora troppo lenti nell'approvazione di singoli progetti e nell'apertura dei cantieri; il riordino del codice degli appalti e il recepimento delle nuove direttive Ue; l'accelerazione del «piano città» che è in ritardo con l'apertura dei cantieri rispetto agli obiettivi annunciati; l'approvazione del piano aeroporti appena avviato da Passera; le nomine all'Autorità dei trasporti, istituita dal Governo Monti ma poi lasciata senza testa per quasi un anno per lo scontro in Parlamento sui nomi proposti da Passera.
Proprio quest'ultimo tema - oltre al rapporto con il ministro dell'Ambiente pd Andrea Orlando - sarà un termometro dei reali rapporti politici fra i due partiti maggiori. A bloccare le nomine nella precedente legislatura furono, infatti, la netta opposizione del Pd all'ex presidente del Consiglio di Stato, Pasquale De Lise, e la rinuncia del Governo a proporre una nuova terna dopo quella che vedeva, Mario Sebastiani presidente e Barbara Marinali consigliere con De Lise.
L'Autorità è uno snodo fondamentale della politica dei trasporti: dovrà regolare (e rafforzare) la concorrenza nelle Fs, definire i criteri per l'assegnazione di nuove concessioni autostradali, sorvegliare autotrasporto, mercato dei taxi e tariffe aeroportuali (poi sbloccate con il sì alle concessioni Adr, Sea e Save).
Il tema principale resterà, però, quello del rilancio delle grandi e piccole opere, che potrà dare un contributo alla necessità di fare subito politiche di sviluppo. Sarà interessante vedere il mix che proporrà il nuovo ministro e se sarà capace di far decollare finalmente i piani per le scuole, per le piccole opere nel Sud e il piano di manutenzione del territorio (d'intesa con l'Ambiente).
Non c'è dubbio che Lupi presterà grande attenzione alle città e in questo senso la sua nomina è la migliore risposta a chi - Ance, Legambiente, Ordine degli architetti - chiedeva un ministro per le città. La politica urbana è la sua grande passione e più volte ha tentato in passato di dare il proprio contributo in Parlamento a una nuova legge urbanistica, a 71 anni da quella attuale. Più volte ne ha ribadito la stretta necessità, per dare certezza fiscale a innovazioni presenti in molte leggi regionali e in molti piani comunali, come le compensazioni o le perequazioni.
La prima vera emergenza sarà, però, proprio la casa. Occorre liberare circa due miliardi di investimenti finanziabili dalla Cassa depositi e prestiti, dopo l'abolizione del tetto che imponeva per legge a Cdp di non superare il tetto del 40% dei fondi locali "titolari" dei singoli progetti. E bisogna chiudere l'intesa con la stessa Cdp, con Ance e Abi, per rilanciare, attraverso l'emissione di covered bond, il rilascio di mutui casa, crollati del 50% nell'ultimo anno.