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Briciole di pane

Infrastrutture, crollo dei fondi

Rapporto investimenti/Pil sceso da 2,5 a 1,6% in 4 anni, era il 3,5% nel 1981

Roma, 27 maggio 2011 - A giustificare il ripetuto allarme lanciato da Confindustria sulle infrastrutture, considerate una delle urgenze più gravi per il Paese, ci sono soprattutto i numeri del disimpegno dello Stato nel finanziamento delle opere pubbliche. La caduta non sembra avere fine. Alcuni dati li cita Emma Marcegaglia nella sua relazione: gli investimenti pubblici scendono dai 38 miliardi del 2009 ai 32 del 2010 e ai 27 del 2012, dal 2,5% del Pil all'1,6 per cento. Altri dati restano sullo sfondo. Per esempio se si va ancora più indietro con la stessa serie storica, per mettere a confronto come eravamo e come siamo. Il rapporto tra investimenti pubblici e Pil era pari al 3,5 per cento nel 1981. Il motore infrastrutturale dell'economia ha perso più della metà della sua potenza in trent'anni. Non va meglio se si cambia tipologia di dato e dal motore si passa alla benzina. Le risorse pubbliche destinate agli investimenti in valore assoluto, per esempio. L'Ance, l'associazione dei costruttori, denuncia che il taglio alle risorse stanziate nel bilancio statale tra il 2009 e il 2011 è stata del 34 per cento. La flessione più forte riguarda però gli enti locali che scontano il patto di stabilità interno: per il Cresme .gli investimenti di comuni e province si sono ridotti del 30% dal 2009 al 2011. La pressione regolatoria è l'altro ostacolo che limita l'attività delle imprese e, in qualche caso, riesce addirittura da annullarla. Come nei casi ricordati dalla cronaca più recente: lo stop al progetto di riconversione della centrale di Porto Tolle (lavori per 2,5 miliardi) deciso dal Consiglio di Stato, o della cementeria di Monselice o, ancora, il disinvestimento (vale 100 milioni) annunciato dal colosso Ikea a Vecchiano, in provincia di Pisa, dopo sei anni di attesa del via libera amministrativo per l'apertura del centro commerciale. Qualche passo avanti si è fatto con la nuova conferenza di servizi, ma le resistenze della burocrazia e dei territori sono ancora molto forti Anche quando le opere vengono finanziate dai privati o quando si propone un project financing, tutto resta impantanato o procede molto lentamente. I privati vanno coinvolti con «regole chiare, tempi certi, limiti a impugnative e ricorsi». Qualcosa fa il decreto legge per lo sviluppo, soprattutto in termini di riduzione del contenzioso, con le penalità alle «liti temerarie», mentre una riforma delle concessioni si sta mettendo in cantiere. I tempi, però, sono lunghi. Marcegaglia ha apprezzato gli interventi di semplificazione adottati anche con la collaborazione di Confindustria e delle altre più importanti associazioni datoriali. Ora occorre però assicurarne l'implementazione. Il governo dopo il varo del «taglia-oneri» (art.25 della l.133/2008) ha completato la misurazione dei principali oneri amministrativi che pesano sui diversi settori di attività. E ora, con il decreto sviluppo, s'è impegnato ad estendere questa azione di semplificazione anche alle competenze regolatorie di regioni e enti locali. L'obiettivo dichiarato, entro il 2012, è centrare un taglio del 25% della pressione burocratica sulle imprese, che la Commissione Ue cifra in 4,6 punti di Pil (70 miliardi). Un obiettivo confermato anche nel Pnr: 11,6 miliardi di risparmi per le imprese da minori oneri dalle amministrazioni centrali e altri 5 da semplificazioni procedurali delle Regioni. Si riuscirà ad arrivare fino in fondo? E si riuscirà, a livello micro, a garantire il decollo reale del sistema degli sportelli unici? Se ne parla da 15 anni e in ben pochi comuni funzionano, ha lamentato la presidente di Confindustria. Qui la sfida lanciata dai ministeri della Semplificazione normativa e dello Sviluppo è quella della digitalizzazione, con i regolamenti che puntano al lancio del sito nazionale di impresainungiorno.it proprio per sopperire ai comuni non in grado di garantire gli accreditamenti e con il coinvolgimento delle Camere di commercio. Una piattaforma che dovrebbe entrare a regime entro la fine dell'anno.

Davide Colombo, Giorgio Santilli - Il Sole 24 Ore