Infrastrutture, la scossa dell'Ue: con le grandi reti 127mila posti e 0,5% sul Pil
Le priorità. Considerate strategiche l'alta velocità Napoli-Bari e la Salerno Reggio
Roma, 5 luglio 2013 - Una scossa in grado di creare 127 mila nuovi posti di lavoro e far compiere al Pil un balzo di mezzo punto. E’ condensato in queste due cifre il significato del cambio di marcia in Europa, con l'ok alla flessibilità dei conti pubblici italiani. E la possibilità concreta di fare investimenti pubblici produttivi per il rilancio e il completamento delle infrastrutture. In gioco ci sono complessivamente circa 15 miliardi. Risorse in parte italiane e in parte europee che sono state sbloccate ieri dalla Commissione e che saranno finalizzate a completare i grandi assi di comunicazione del Vecchio Continente. Dalla Torino-Lione al tunnel del Brennero, dalla Treviglio-Brescia al nodo ferroviario di Bologna. Opere che hanno già usufruito dei finanziamenti di Bruxelles nel periodo 2007-2013 e che quindi, salvo ripensamenti, rientrano nel novero dei progetti strategici da portare a termine. L'ultima parola spetterà ovviamente all'Europa. Sarà infatti la Commissione, dopo aver esaminato la legge di stabilità, ad alzare il disco verde, approvando i progetti che hanno i requisiti richiesti, ovvero quegli investimenti pubblici in grado di avere un ritorno economico. Se la logica è quella di finanziare i progetti che hanno un impatto sull'Europa, tra le opere strategiche non possono non rientrare le tratte ferroviarie che collegano Nord e Sud. Più che probabile quindi che tra le spese escluse dal Fiscal compact, ci siano quelle per realizzare l'Alta velocità Salerno-Reggio Calabria o quella tra Napoli e Bari. Così come è considerato strategico, non solo al ministero dell' Infrastrutture, il Terzo Valico di Milano-Genova o il completamento della tratta ad alta velocità tra Milano e Venezia. Il cofinanziamento europeo potrebbe poi riguardare gli snodi ferroviari delle principali città italiane. Dalla nuova Stazione Termini a quelle di Venezia e Milano. Ovviamente le risorse sono limitate e la selezione per accedere ai fondi sarà durissima. Anche perché Bruxelles vuole distribuire le risorse in maniera omogenea, favorendo tutta una serie di progetti gestiti dai Comuni per migliorare l'efficienza energetica, mettere in sicurezza il territorio, rinnovare le aree urbane degradate. L'obiettivo del governo, almeno in questa prima fase, è spendere i 4,6 miliardi di euro di co-finanziamenti nazionali dei programmi europei la cui contabilizzazione è già prevista per il 2014. Evitando, come già accaduto in passato, di lasciare risorse nei cassetti. Una operazione non facile viste le ben note difficoltà sulla Torino-Lione e per il tunnel del Brennero. «Spetta adesso all'Italia - dice Paolo Buzzetti, presidente dell'Ance - sfruttare le apertura dell'Europa per far ripartire le infrastrutture unico vero motore per la crescita interna». Del resto sempre l'Ance sottolinea che oltre alle grandi reti transeuropee beneficeranno della golden rule Ue anche gli interventi finanziati con i Fondi strutturali, che riguardano centinaia di opere diffuse su tutto il territorio: dalle scuole, alle opere di manutenzione e di viabilità.