Infrastrutture: non farle costa 640 mld all'Italia nel periodo 2015-2030
Secondo l'Osservatorio Cnf, il costo del "non fare" opere strategiche in Italia è pari al 2,1% del Pil annuale
Roma, 2 dicembre 2015 - Ammontano a oltre 640 miliardi i costi del “non fare” le opere strategiche in Italia. Lo stima dello Studio 2015 dell'Osservatorio Cnf per il periodo 2015-2030. La cifra corrisponde al 2,1% del Pil annuale nei prossimi 16 anni, ed è calcolato sulla mancata realizzazione di grandi opere di energia e ambiente, viabilità e ferrovie, logistica e tlc. Se si considerano anche gli upgrade tecnologici e gli ammodernamenti delle infrastrutture esistenti non farli costerebbe all'Italia fino a 32 miliardi nei prossimi 16 anni.
Il 2015 è un anno particolarmente importante per il settore delle Infrastrutture - afferma Stefano Clerici, direttore dell'Osservatorio Cnf-I costi del non fare - molte opere strategiche sono state completate (ad esempio la Teem, la Metro 5 di Milano, la Brebemi, tratte della Salerno-Reggio Calabria e della Variante di Valico), ed è in atto un processo di ripianificazione e di razionalizzazione delle priorità infrastrutturali (il Mit ha ridotto da 400 a 30 le grandi opere, sono stati pubblicati diversi piani di sviluppo Porti e Logistica, Banda Ultra Larga, Rifiuti; ed è in corso la riforma del codice degli appalti). L'85% delle opere prioritarie è infatti in ritardo. L'incremento medio dei tempi è del 110%, cioè più che raddoppiano. Aumentano anche i costi di realizzazione: il 67% delle opere analizzate ha subito un incremento, in media del 37%. Per le opere di importo superiore al miliardo di euro l'incremento supera l'80%. "Per evitare i ritardi nella realizzazione delle opere e i conseguenti costi a carico della collettività, e per usare al meglio le risorse finanziarie che abbiamo occorrono almeno tre cose - dice Andrea Gilardoni docente della Bocconi e presidente dell'Osservatorio: 1) Definire delle Linee-Guida per progettare con qualità, utili ad aiutare la P.a a gestire i progetti nel loro complesso e i principali fattori di rischio; 2) Sviluppare un rating sociale che possa incidere sul commitment della P.a, sulle scelte di molti investitori interessati al ritorno sociale e sulla valutazione del progetto da parte di stakeholder e popolazioni; 3) Creare un Fondo da 50 milioni di euro, che con cofinanziamenti può arrivare a 150 milioni, per realizzare 100 studi di pre-fattibilità per altrettanti progetti strategici per il futuro del Paese".