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Briciole di pane

Interventi revocabili (Dl 98): Passera salva quasi tutto

In un decreto l'elenco dei finanziamenti confermati, per 4,8 miliardi

Roma, 7 maggio 2012 – L’accoppiata Passera-Ciaccia (ministro e vice-ministro delle Infrastrutture) ha disinnescato la mina delle revoche dei fondi di legge obiettivo lanciata dall'allora ministro Tremonti con la manovra di luglio (l'articolo 32, commi 2-7, del decreto legge 98/2011).
In collaborazione con il Dipe (Dipartimento programmazione economica, presidenza del Consiglio), il Mit ha individuato e sostanzialmente confermato tutti i finanziamenti che in teoria erano revocabili, per un ammontare totale di 4.868 milioni di euro. L'elenco è contenuto nel decreto ministeriale 56/2012, ed è consultabile sul nostro sito (nella sezione Infrastrutture24/Mappa Infrastrutture).
L'istruttoria — fanno sapere i tecnici di Palazzo Chigi — non è ancora conclusa, ma in sostanza tutto il salvabile è stato salvato, disinnescando quella che fin dall'inizio era apparsa non una norma di razionalizzazione della spesa, per riutilizzare fondi bloccati su opere incompiute, ma piuttosto una misura draconiana potenzialmente in grado di bloccare e revocare finanziamenti per miliardi di euro, anche per opere con gara in corso, già appaltate o addirittura con cantieri in fase avanzata.
I commi 2 e 3 dell'articolo 32 prevedevano la revoca dei finanziamenti per opere di legge obiettivo nei seguenti casi: 1) finanziamenti assegnati dal Cipe entro il 31 dicembre 2008 per la realizzazione di opere per le quali, alla data di entrata in vigore del decreto (6 luglio 2011), non fosse stato emanato il Dm Infrastrutture (d'intesa con l'Economia) necessario per l'autorizzazione all'utilizzo dei contributi pluriennali, e non fosse stato pubblicato il relativo bando di gara; 2) finanziamenti assegnati dal Cipe per opere, i cui soggetti beneficiari, autorizzati alla data del 31 dicembre 2008 all'utilizzo dei limiti di impegno e dei contributi pluriennali con il Dm di cui sopra, al 6 luglio 2011 non avessero assunto obbligazioni giuridicamente vincolanti, non avessero bandito la gara per l'aggiudicazione del contratto di mutuo ovvero, in caso di loro utilizzo mediante erogazione diretta, non avessero chiesto il pagamento delle relative quote annuali al Mit, e non fosse stato pubblicato il relativo bando di gara.
In pratica i tecnici di Palazzo Chigi e del Mit, già a ottobre-novembre, si sono resi conto che quelle definizioni erano così ampie, da comprendere opere super-prioritarie, come la Pedemontana Lombarda, ad esempio, finanziata sì fin dal 2006 e con risorse in gran parte ancora non spese, ma che ora sta marciando a buon ritmo e considerata una delle priorità per l'Expo 2015; o come le metropolitane di Napoli, Torino, Milano, tutte opere in corso. Un complesso di opere revocabili quantificato a fine 2011 in circa 5,5 miliardi di euro
Della vicenda si è occupato il primo Cipe a gestione Monti, il 6 dicembre 2011, che ha preso atto di un primo elenco di opere "da salvare" proposto dal ministero delle Infrastrutture per 3,4 miliardi. Era la stessa norma di Tremonti a consentire infatti la scappatoia, cioè la possibilità che il Mit "confermasse" alcuni di questi fondi. Già al Cipe del 6 dicembre il vice-ministro Caccia disse che questa prima lista sarebbe cresciuta a circa 4,8 miliardi di euro. E infatti il decreto ministeriale n. 56 del 24 febbraio ha confermato finanziamenti per 4.868 milioni.
Il Dm non è stato pubblicato in «Gazzetta», né pubblicizzato dal Ministero, quindi in sostanza non se ne è saputo nulla fino a qualche giorno fa, quando il Mit ne ha dato conto nella sua «Relazione intermedia» al Parlamento sulle infrastrutture strategiche.
Sulle opere dell'elenco, cosa sono e a che punto stanno, faremo approfondimenti sul sito nel corso dei prossimi giorni. È comunque evidente che il taglio indiscriminato di questi finanziamenti avrebbe avuto l'effetto di bloccare molte opere in corso o in fase di avvio, seppure in effetti in ritardo rispetto al momento dell'assegnazione dei fondi (qui a fianco l'elenco dei principali contributi statali, quelli superiori a 50 milioni di euro). Pensiamo alla M4 di Milano, concessione aggiudicata nei mesi scorsi, o la metropolitana di Torino Lingotto-Bengasi, lavori in corso, o la metropolitana di Napoli (cantieri). Il megalotto 3.2 della Ionica era sì fermo da anni, ma proprio per l'incertezza dei finanziamenti statali, e la conferma Cipe di dicembre ha consentito subito all'Anas di aggiudicare la gara ad Astaldi-Impregilo; così come la conferma dei 211 milioni alla superstrada Palermo-Lercara Friddi (tratta della Palermo-Agrigento) ha permesso al Cipe del 23 marzo di approvare il progetto definitivo del general contractor.
Altri finanziamenti, tuttavia, potevano essere più "controversi": come i 468 milioni assegnati nel 2004 alla Roma-Latina, opera ancora impantanata nel contenzioso con Arcea. Ma questo dell'autostrada laziale è forse l'unico caso.

Alessandro Arona (Il Sole 24 Ore Edilizia e Territorio)