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Briciole di pane

Istat: In Italia crescono disuguaglianze e disoccupazione

Nel nostro Paese sempre meno nascite e l'ascensore sociale per la prima volta si muove in senso inverso

Una società segnata da un aumento delle disuguaglianze con debolezze accentuate dall’impatto dell’epidemia Covid-19. La fotografia del nostro Paese scattata dall’ultimo rapporto Istat presentato il 3 luglio parla chiaro.
L’emergenza sanitaria ha generato uno shock globale di eccezionale intensità che ha visto l’Italia tra i primi Paesi ad esserne colpito. Nel primo trimestre dell’anno il blocco parziale delle attività ha determinato una contrazione del Pil del 5,3% con cadute marcate dei consumi privati (-6,6%) e degli investimenti (-8,1%). In parallelo la brusca frenata delle spese finali, dovuta al lockdown ha aumentato in modo significativo il tasso di risparmio.
 
Nella prima fase emergenziale a seguito dei Decreti le imprese rimaste attive sono state meno di un terzo e meno di un sesto degli operatori, essenzialmente microaziende, hanno dichiarato un fatturato nullo nel bimestre marzo-aprile, mentre oltre il 70 per cento ha rilevato una riduzione di quasi il 50% dei ricavi.
Non incoraggianti le notizie dal mondo dell’occupazione con la perdita di 454mila unità in questi due mesi così come preoccupanti le intenzioni delle imprese ( almeno una su otto) di differire o annullare i piani di investimento oltre a manifesta la volontà di ridurre ( quasi una su dodici)  i dipendenti. 
 
A livello settoriale gli effetti diretti e indiretti del lockdown genererebbero contrazioni significative del valore aggiunto di tutti i principali comparti dell’economia italiana, più accentuate per alcune attività del terziario (-19,0 per cento per alloggio e ristorazione; -11,3 per cento per i servizi alla persona; -10,3 per cento per commercio, trasporti e logistica) e per le costruzioni (-11,9 per cento).
 
Le nuove regole di distanziamento hanno inoltre incrementato l’uso dello smart working così che il 12,6 per cento ha lavorato in casa a marzo (+8,1 punti in un anno), il 18,5 per cento ad aprile (+14,1 punti) e il 20,1 a maggio (+15,4 punti) con un maggior impiego del lavoro da casa da parte delle donne rispetto agli uomini (22% a fronte del 15%).  Gli occupati che hanno lavorato da remoto, anche se non necessariamente in via esclusiva, sono aumentati a circa 4 milioni e mezzo a maggio, a fronte di 7 milioni che esercitano professioni potenzialmente in grado di consentirlo. Ascensore sociale in caduta libera.
 
Per la prima volta tra le nuove generazioni (i nati tra il 1972 e il 1986) le persone che si muovono verso classi inferiori a quella d’origine sono di più (il 26,2%) di quelle che si muovono verso classi superiori (24,9%).
 
Le incertezze del futuro  contribuiscono poi a far scendere ancora più verso il basso,  il tasso di natalità in Italia, raggiungendo il record negativo in oltre 150 anni di Unità Nazionale . Le stime  ufficiali registrano 435mila nascite nell’ultimo anno, con una riduzione di un quarto di neonati nell’ultimo decennio.  A livello storico si va dai 2,5 figli messi al mondo (mediamente) dalle donne nate all’inizio degli anni ‘20, a 1,56 per la generazione nata nel 1965, fino a 1,43 per quella formatasi nel 1978. 
 
Infine per quanto riguarda l’ambiente, ad una flessione di emissioni climalteranti e di particolati attribuibile in larga parte alla dinamica negativa dell’economia si affiancano criticità dovute alle modifiche del clima e al persistente problema delle perdite idriche nella rete di distribuzione dell’acqua potabile.

Sabino Cirulli