La logistica del futuro, integrata e collaborativa
L'importanza di "fare sistema". A tutti i livelli
Roma, 4 giugno 2014 - Un tema di particolare attualità è quello della “logistica collaborativa”. Un fenomeno che inizia a produrre analisi e studi di alto livello. La collaborative supply chain, infatti, risulta sensibilmente più efficiente, permettendo alle imprese manifatturiere, in taluni casi, di rimanere competitive. Trattandosi di concetti nuovi, è difficile dare definizioni precise. Non andiamo, però, lontano dal vero se diciamo che ogni forma di “logistica collaborativa” si basa su un’aggregazione strategica di aziende diverse. Aziende che accettano di condividere dati interni, prima (erroneamente) considerati alla stregua di segreti da custodire con cura, per creare una piattaforma volta a razionalizzare i trasporti, consolidare le spedizioni, ridurre i costi distributivi. Può trattarsi, per esempio, di una collaborazione orizzontale: le imprese di uno stesso settore, pur non rinunciando a essere concorrenti, decidono di avvalersi, per il trasporto dei prodotti finiti, di un unico provider capace di creare un servizio dedicato, con target concordati e continuamente monitorati. Il che rappresenta un modo eccellente per fare fronte a quella grave criticità strutturale costituita dal nanismo di certo tessuto imprenditoriale italiano; come pure per superare le drammatiche sacche di inefficienza che si annidano nei trasporti camionistici a corto raggio.
Oppure, può essere una collaborazione verticale, che investe una singola filiera dall’inizio alla fine: attraverso una sincronizzazione delle informazioni e delle relative condotte di approvvigionamento, chi sta “a valle” (e necessita, per esempio, di semilavorati) non sconta un’eventuale inefficienza nella gestione dei flussi fisici di chi sta “a monte”, potendo dimensionare correttamente le proprie attività produttive sulla base di dati disponibili già con largo anticipo e, liberamente, consultabili.
L’idea di logistica “collaborativa”, dunque, è fortemente apprezzabile. Certo, essa postula un cambio di mentalità: «Non vedere più la logistica come un processo chiuso in se stesso, ma considerarla fino in fondo, fino alla soddisfazione del consumatore», spiega un’esperta intervistata su un sito specialistico (www.logisticamente.it). «La vera competitività di un’azienda si misura - evidenzia - sulla capacità di raggiungere il cliente con il prodotto giusto al momento giusto, e non necessariamente sul “tenersi stretti” i propri modelli logistici ». Concetti sottoscrivibili. Se poi proviamo ad allargare il campo, dalla logistica come mero fatto aziendale alla logistica complessiva di un territorio e di un sistema-Paese, quelle stesse parole potrebbero declinarsi così: «La competitività di un’economia si misura (anche) sulla capacità di garantire i giusti livelli di mobilità delle persone e delle cose, e non necessariamente sul massimizzare la performance di singole modalità trasportistiche». Al riguardo, però, la “collaborazione” deve instaurarsi a un altro livello: tra gli operatori di trasporto e i gestori delle infrastrutture. E non deve essere lasciata all’iniziativa di singoli, ma rispondere a precise linee di governance. Approvate, consapevolmente, dal decisore politico.