La promesse di Juncker di un piano da 300 miliardi in investimenti e infrastrutture
Il nuovo Presidente della Commissione ha spiegato al parlamento Ue come riporterà la crescita

Roma, 17 luglio 2014 - È un piano ambizioso quello promesso da Jean-Claude Juncker (nella foto euronews) al Parlamento europeo. Nel discorso che poi gli è valso la fiducia dell'Aula il nuovo Presidente dell'esecutivo di Bruxelles ha spiegato il modo in cui intende “rispondere negli anni futuri alle aspettative, angosce, speranze e sogni dei cittadini europei”. “Entro febbraio 2015, vorrei avere programma di crescita, investimenti, lavoro: vorrei che nei prossimi tre anni fossero mobilitati 300 miliardi di euro per investimenti pubblici e privati”, ha affermato.
Si tratta al momento di promesse, visto anche che Juncker è impegnato per ora nelle difficili trattative per formare la sua squadra in Commissione. Trattative che proprio ieri hanno avuto un primo colpo con il fallimento del Vertice europeo da cui sarebbero dovute uscire le prime nomine.
Ma le linee generali del suo piano, per quanto ancora vaghe, Juncker ce le ha già. Per il Presidente bisognerà “usare in modo mirato fondi strutturali e strumenti che possono essere sviluppati con un patto di investimento europeo”, investimenti “coordinati in banda larga, strutture energetiche, infrastrutture e trasporti”, ma anche nel “settore industriale, di ricerca e sviluppo”. Puntando sulle “energie rinnovabili, che sono la premessa per l'Europa del domani, un luogo che sappia svilupparsi in modo sostenibile anche in riferimento agli altri attori globali”.
Quello che serve è una “re-industrializzazione dell'Europa” che deve diventare “più concorrenziale”. Per questo è necessario puntare sempre più sullo sviluppo del mercato unico interno. “Concorrenzialità – avverte Juncker - viene scambiata con smantellamento sociale”, ma “non è vero che la si ottiene solo così ma adeguandosi a un progetto ampio e variegato”.
Quello che l'Europa chiede è la “crescita”, una “crescita sostenibile per decenni”, basata su “investimenti ambiziosi che migliorano lavoro e concorrenzialità”. Investimenti che soprattutto “mettano al centro le persone” in una situazione in cui ai ventotto Stati dell'Unione se ne aggiunge un altro: “Quello in cui abitano quelli che non hanno lavoro: disoccupati giovani, le persona che restano per strada, gli emarginati”. “Vorrei – ha concluso Juncker - che questo ventinovesimo Stato membro diventi Stato normale”. Le promesse sono tante. Il cammino del nuovo Presidente ancora all'inizio.