Flash news Infrastrutture:
 
 

Briciole di pane

La rete Ten-T ricchezza dell'Europa centrale e dell'est

Le nuove autostrade hanno portato benefici. La ferrovia non sta ancora al passo

Roma, 23 ottobre 2013 - All’indomani della pubblicazione Ue del piano definitivo per il Trans-European transport network (Ten-T), interlocutori del mondo economico si sono avvicendati in commenti sull’importanza di una rete transeuropea dei trasporti unificata, per trasformare l’attuale caos dei collegamenti in un sistema organizzato di assi e di multimodalità che comprenda strade, ferrovie, aeroporti e canali.
La nuova rete prevede un’ossatura centrale, completata da una vasta rete di linee che si collegano alla rete centrale a livello regionale e nazionale. L’obiettivo finale dell’Unione europea è fare in modo che progressivamente, entro il 2050, la stragrande maggioranza dei cittadini e delle imprese europei non disti più di 30 minuti di viaggio dalla rete principale.


Dalle pagine del Financial Times, l’editorialista James Fontanella-Khan ha puntato il faro sull’importanza soprattutto per l’Europa centrale e dell’est di questa politica infrastrutturale continentale e della nuova mappa dei trasporti.
Con un passo indietro nella storia d’Europa, Fontanella-Khan ha ricordato che quando dieci nazioni provenienti dall'Europa centrale e orientale hanno aderito all'Ue nel 2004, nei paesi ex comunisti l'infrastruttura di trasporto si è sviluppata nella direzione sbagliata, continuando a guardare verso la Russia, lontano dal nucleo della loro nuova casa politica.


Inversione che è stata una delle sfide più importanti per Bruxelles, perché era essenziale collegare la regione est con il resto d'Europa affinché l’ambizioso progetto di ampliamento del mercato economico e di unione politica potesse avere successo.
Gli osservatori internazionali e i politici sostengono che Bruxelles ha compiuto passi importanti verso il raggiungimento del suo obiettivo, investendo molti fondi nello sviluppo delle infrastrutture di trasporto nell’Europa centrale e orientale.


Tra il 2007 e il 2013, 36 miliardi - sul totale di 355 miliardi di fondi di coesione regionale dell'Ue - sono stati destinati allo sviluppo di strade, ferrovie, porti e aeroporti in questa regione.
 

Gli analisti sostengono che la decisione della Commissione europea di incanalare una grande parte dei suoi fondi per modernizzare le infrastrutture di trasporto nella regione rifletta lo stato disastroso in cui versavano strade e ferrovie quando gli ex paesi comunisti hanno aderito all'Ue. "Le strade non erano manutenute e le reti ferroviarie non funzionavano. Ma, cosa più importante - ha commentato sul FT il prof. Roger Vickerman, direttore del Centro per l’Economia dei Trasporti europea e regionale presso l'Università del Kent nel Regno Unito -, la maggior parte delle infrastrutture si sviluppava verso est e non ad ovest".


I bassi standard di infrastrutturazione dei paesi ponevano seri interrogativi circa la capacità della regione di integrarsi nel sistema economico dell'Europa occidentale. La mancanza di collegamenti tra l'Occidente e gli ex stati satelliti sovietici significava che beni e persone non potevano muoversi facilmente tra le due metà del continente .


Quando i fondi di coesione han cominciato ad affluire nella regione, sono sorte autostrade e ferrovie nuove di zecca. "I fondi provenienti da Bruxelles hanno avuto un impatto trasformativo - ha affermato sul FT Christophe Nicodème, direttore generale del FER, la Federazione Stradale dell’Unione Europea -. E' aumentato il commercio e l'accesso ai servizi di base per le persone in aree remote, precedentemente tagliate fuori dai principali centri economici. Il numero di incidenti a causa di strade dissestate è sceso drasticamente".


I vantaggi economici sono pure evidenti. Con i corridoi aperti verso ovest, le aziende dell’est hanno iniziato a commerciare con nuovi mercati, vendendo i loro prodotti a margini molto più elevati . "Nel corso degli ultimi decenni, quasi tutti i paesi dell'Europa centrale hanno attratto consistenti investimenti esteri, che han contribuito a ricostruire forti settori industriali. Questi settori industriali - orientati all'esportazione - hanno aiutato anche a contenere gli squilibri" la Raiffeisen Bank ha osservato in una relazione sul sistema bancario dell’Europa centrale e orientale. Il prodotto interno lordo pro capite è aumentato in modo significativo in tutta la regione, sottraendo milioni di persone dalla povertà.


Non tutto è stato positivo, però. Secondo la Corte dei conti europea i fondi stanziati dal programma di coesione dell'Ue sono stati mal gestiti. Il controllo ha rilevato significative differenze di costo tra le previsioni ei costi finali dei progetti.
Diversi grandi progetti non sono stati completati o hanno subito ritardi per motivi finanziari. In molti casi, sarebbe stato più sensato investire in progetti più piccoli, per migliorare lo stato delle strade urbane e secondarie, e nella manutenzione delle reti esistenti.


Inoltre, “i fondi di coesione sono stati investiti nella costruzione di strade, piuttosto che nelle reti ferroviarie” si è lamentato Leonardo Dongiovanni, direttore Affari pubblici presso Unife, l'associazione europea del settore ferroviario. "Gli Stati membri sono stati più interessati a sviluppare le autostrade, perché sono più facili da monetizzare nel breve termine. Ci sono solo adesso segnali positivi che i futuri investimenti si concentreranno su rotaia”, ha aggiunto.
 

Oggi, di fronte alla crisi del debito sovrano che ha afflitto il vecchio Continente, il rischio principale per i paesi dell'Europa centrale e orientale, secondo l'editorialista Fontanella-Khan, riguarda il mantenimento delle nuove reti di trasporto per non disperdere gli investimenti sino ad ora capitalizzati.
 

Manuela Zucchini

  Ten-T, il piano definitivo: 9 corridoi e 250 miliardi di investimenti