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Briciole di pane

La ricerca che corre su 4 ruote

Padre Eugenio Barsanti è stato, insieme a Felice Matteucci, l'ideatore del primo motore a scoppio funzionante

Milano, 21 aprile 2011 - Lo sanno tutti coloro che fanno Ricerca e sviluppo, dentro e fuori le aziende. A volte anche i progetti più avanzati, anche quelli eseguiti perfettamente, possono finire nel nulla. Magari per ragioni puramente commerciali, o di costi di produzione. Ma il know-how dei ricercatori resta, e resta la rete di relazioni creata. E da queste il successo può rinascere.
È il caso, a lieto fine, di una storia tutta napoletana. «Partita oltre dieci anni fa quando nei laboratori di St Microelectronics di Catania decidemmo di tentare una via innovativa per una centralina di controllo di un motore. Usare software non convenzionale, come quello basato sulla "fuzzy logic" (logica-nebulosa) e le reti neurali per sviluppare un modello capace di comandare in modo ottimale l'iniezione di benzina in camera di scoppio, mantenendo sempre il rapporto ottimale con l'aria» spiega Mario Lavorgna, responsabile del gruppo auto-motive dell'Stm di Napoli.
Un chip, in altri termini, per ottimizzare consumi ed emissioni. «E la Yamaha divenne partner del progetto, per i suoi scooter. E così cominciammo a lavorare proprio dentro l'Istituto-motori del Cnr di Napoli su questo piccolo 125 cc. Nei loro laboratori e sui banchi attrezzati di misura dei motori. Tra ricercatori che avevano solide conoscenze meccaniche, che invece a noi mancavano».
Nel 2005 il modello software, il chip e la centralina erano pronti. II software avanzato assicurava l'ottimizzazione della combustione in continuo, anche in presenza di sbalzi di pressione. «Nonostante questo e altri vantaggi la Yamaha decise di non dare seguito industriale al progetto. Ma il nostro gruppo ormai aveva acquisito una notevole competenza elettronico-motoristica non solo sulle piccole cilindrate, ma anche sui diesel e i benzina. Intanto, ad Arzano, St Microelectronic aveva aperto un suo centro di R&S napoletano e noi fummo trasferiti alla divisione Automotive, dove ci mettemmo a lavorare sui chip di controllo dei motori nelle varie famiglie di prodotto».
Alla ricerca di mercati nuovi e emergenti, alcuni giovani ingegneri del gruppo napoletano finirono così per sbarcare in Cina. «La filiale di Pechino ci chiese di organizzare dei corsi di formazione - ricorda Francesco Viotti, uno dei membri del gruppo - che ebbero un certo successo tra i produttori emergenti cinesi. Al punto che uno di loro, la Faw (un'azienda partita dai camion ma che oggi ha le dimensioni di una Fiat) mandò una delegazione a Napoli, e poi decise di investire sulle nostre tecnologie, inviando persino all'Istituto motori il loro primo propulsore a benzina e iniezione interamente di progettazione cinese, per studiarlo e costruirci sopra un prototipo di architettura di controllo».
Nelle sale attrezzate dell'istituto Cnr, così come è avvenuto per il 125 Yamaha, il motore cinese è stato analizzato, dal team congiunto StmCnr, fino alla messa a punto degli algoritmi giusti per la sua massima efficienza «E l'anno prossimo - continua Viotti - cominceremo a fornire i chip ai subfornitori della Faw che costruiranno le centraline di serie. Noi infatti produciamo solo le tecnologie di base».
Oggi, in Cina, anche la Tianjin University (la principale università tecnica cinese) sta pensando di avviare un suo laboratorio con banchi motori a strumentazione avanzata come quelli del Cnr di Napoli.
Forse questa storia di una lunga e paziente collaborazione tra ricerca e impresa non è finita, ma solo appena cominciata.

Giuseppe Caravita (Fonte: Il Sole 24 Ore Nòva)