Per le grandi opere decisione più rapide
Snellito il passaggio dal Cipe alla "Gazzetta" ma non l'erogazione delle risorse
Roma, 13 agosto 2012 - Più veloci nel decidere sulle risorse, ma ancora troppo lenti nell'aprire davvero i cordoni della borsa. Per le infrastrutture a segnare questi primi dieci mesi di Governo Monti è la velocizzazione della fase di programmazione e, in particolare, dei tempi che passano dall'approvazione dei fondi da parte del Cipe alla formalizzazione del finanziamento con la pubblicazione della delibera del Cipe sulla Gazzetta Ufficiale.
Mentre - complici anche i vincoli di finanza pubblica- poco o nulla è cambiato sul piano della cassa, ovvero sui tempi di effettiva erogazione delle risorse accordate. Certo gli stanziamenti ci sono: da ultimo il 3 agosto il Cipe - il sesto dell'era Monti - ha assegnato altri 6 miliardi, sbloccando tra le altre la bretella della Roma-Latina e alcuni lotti della Tirrenica.
Ma in attesa di verificare l'impatto reale della "cura Passera", quello che si può toccare con mano è il modo di procedere dei tecnici di Monti. E capire se si rintracciano già delle differenze. Rispetto al governo Berlusconi, il primo passaggio - quello dal Cipe alla Gazzetta Ufficiale - si è snellito.
In media tre mesi contro i sei dell'era Berlusconi-Tremonti (con punte di un anno come nel caso del piano anti-dissesto idrogeolico). Così è andata per i 70 milioni alla strada Lioni-Grottaminarda, concessi il 23 marzo e ufficializzati due mesi dopo con la Gazzetta del 26 maggio. E ancora: per il secondo lotto costruttivo dell'Alta velocità Milano-Genova finanziato dal Cipe il 6 dicembre, la pubblicazione in «Gazzetta» è arrivata solo il 17 marzo. Niente in confronto ai 13 mesi necessari per lo stesso passaggio per il primo lotto della stessa opera. La riduzione dei tempi è diventata obbligatoria per legge con il decreto "salva Italia" , ma secondo i costruttori dell'Ance si è tagliato parecchio anche sui pareri del ministero dell'Economia post-Cipe e sul passaggio parlamentare delle delibere.
La scelta non è certo solo tecnica: più volte l'Ance aveva sottolineato come in passato il ministro Tremonti «frenasse» l'erogazione dei fondi anche rallentando questi passaggi burocratici. E anche dopo l'ultimo Cipe il presidente, Paolo Buzzetti, ha sì lodato i segnali di attenzione «al territorio» e alle piccole opere, ma ha ricordato anche che «è necessario ora tradurre, in tempi brevi, le decisioni in cantieri».
Lo snellimento burocratico non compensa l'emergenza-cassa che era e resta gravissima: è sempre l'Ance a rilevare (andando a spulciare tra i capitoli del bilancio dello Stato) che rispetto ai 20,7 miliardi di euro ripartiti dal Cipe da agosto 2011 ad aprile 2012 «meno del 30% sono disponibili in termini di cassa nel 2012». In altre parole, solo 6 miliardi potranno, se i tempi di progettazione e di gara saranno rispettati, trasformarsi in cantieri a partire da quest'anno. In altri casi a mancare è persino la previsione in bilancio (la cosiddetta competenza) delle risorse già deliberate dal Cipe. Succede per l'edilizia scolastica: il primo programma stralcio, datato maggio 2010, due anni dopo è in affanno. Il ministero per le Infrastrutture ha scelto i progetti, ma in bilancio mancano 190 dei 360 milioni necessari. Risultato: i Comuni non possono firmare la convenzione e far partire i lavori e finora, stima sempre l'Ance, «sono partiti cantieri per circa 5o milioni soltanto».
Ma è tutto il Piano delle grandi opere, varato da Berlusconi con la legge obiettivo nel 2001, a essere in cronico ritardo. Undici anni dopo, solo 51 opere su un totale di 269 deliberate (e di 478 inserite nella fase iniziale del faraonico Piano) sono state completate, per una percentuale del 18 per cento. Lo ha scritto, nero su bianco, il Governo Monti nell'Allegato infrastrutture 2012-2015 al Def (Documento di economia e finanza). Altrettanto critica è la situazione dei finanziamenti ancora necessari: solo il 42% dei costi è coperto. In pratica, 74,8 miliardi contro i 133,5 necessari. A fare i conti nel dettaglio è anche l'ultimo Rapporto sulla legge obiettivo, curato dal Cresme e dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici e aggiornato a settembre 2011.
Al sistema dei valichi manca 1'85% delle risorse, non va meglio agli allacciamenti ferroviari e stradali e ai grandi hub aeroportuali (-84%). Il momento della verità soprattutto per i valichi ferroviari internazionali è vicino: la prossima Finanziaria sarà decisiva per capire quanti fondi potranno essere recuperati per il Brennero e per la Torino-Lione. Servono almeno 3,5 miliardi per ciascuna di queste due opere. Velocemente: la Ue ha già fatto sapere di non essere più disposta ad attendere e di essere pronta a cancellare il cofinanziamento.