Le nuove norme Ue sulla concorrenza preoccupano i piccoli aeroporti
Aiuti di Stato saranno ridotti fortemente, molti scali temono di non riuscire a sopravvivere da soli
Bruxelles, 1 ottobre 2013 - Le nuove norme dell'Unione europea sulla concorrenza preoccupano i governatori delle Regioni più piccole e i responsabili delle associazioni di settore. La riforma è uno dei tasselli dell'ampio processo di aggiornamento delle regole di concorrenza che entreranno in vigore dal 2014 e che riguardano tutti i settori dell'economia, messe a punto dalla Dg guidata dal vicepresidente della Commissione, Joaquin Almunia.
Le nuove regole, che partiranno dal 2014 e su cui si è da poco conclusa una consultazione pubblica, mirano a ridurre gli aiuti di Stato non impedendo gli interventi pubblici ma legandoli, in maniera più stringente, al reale bisogno per una comunità. La limitazione degli aiuti agli investimenti sarà modulata in base alla dimensione degli aeroporti: 75% sotto il milione di passeggeri; 50% tra uno e tre milioni; 25% tra i 3 ed i 5 milioni; per arrivare a zero sopra i cinque milioni. Faranno eccezione gli scali sotto i 200mila passeggeri, in regioni con situazioni geografiche svantaggiate, sui quali gli enti regionali o locali hanno ufficialmente imposto obbligo di servizio pubblico.
Il settore aeronautico in Europa ha un volume annuo di 822 milioni di passeggeri e una rete di oltre 460 aeroporti. Gli aeroporto regionali sono quelli piccoli, con traffico passeggeri limitato ma comunque significativo. Per operare in questi scali le compagnie aeree vengono pagate dalla società di gestione dell'aeroporto, che beneficia di aiuti degli enti locali sotto forma di contributi per la copertura dei costi operativi. La Commissione vuole cancellare questo regime, poiché lo ritiene contrario alle norme in materia di aiuti di Stato e di concorrenza, e nella proposta di revisione concede 10 anni di tempo per cessare la pratica. Quello che all'Unione europea sospetta è il fatto che spesso i governi sovvenzionino scali e compagnie in maniera non del tutto trasparente e facendo la fortuna di alcune compagnie low-cost che hanno ottenuto in questo modo maxi sconti sulle tariffe aeroportuali.
Il Parlamento europeo sta elaborando un suo parere sulla normativa che, dopo il voto della plenaria di novembre, arriverà sulle scrivanie della dg di Almunia. Strasburgo però sul testo non parteciperà al processo legislativo in quanto nel settore della concorrenza la Commissione europea detiene potere esclusivi, e quindi Almunia non sarà tenuto a prendere in considerazione la volontà degli eurodeputati.
Tra i più critici i partecipanti della sezione europea del Consiglio internazionale degli aeroporti (Aci Europe). Secondo l'organizzazione, che riunisce 452 aeroporti in tutta Europa, la sola conseguenza che avrà la proposta della Commissione Ue sarà un aumento delle tariffe per i passeggeri, con ricadute sull'attività degli scali. Secondo Aci Europe al momento gli aeroporti coprono i costi operativi con le entrate derivanti dalle attività non aeroportuali, un'operazione più delicata per tutti gli scali con un traffico inferiore al milione dei passeggeri all'anno. Considerando che gli aeroporti hanno l'80% dei costi operativi fissi a prescindere dal numero dei passeggeri, senza aiuti delle comunità locali molti scali minori rischiamo di cessare l'attività.
È quanto ha denunciato anche, nei giorni scorsi, la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, che ha proposto alla Commissione per le Politiche di Coesione Territoriale del Comitato delle Regioni europeo un parere col quale si fa portavoce delle istanze delle Regioni italiane ed europee a difesa delle piccole realtà aeroportuali. “Crediamo fermamente - ha detto Marini - che il sostegno pubblico di questi aeroporti non configuri aiuto di Stato, perché incapace di alterare i flussi commerciali e le condizioni di concorrenza tra Stati membri e nemmeno tra Regioni”.