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Briciole di pane

L'edilizia vive uno stato 'comatoso'

La preoccupazione del presidente della Confindustria Giorgio Squinzi: nel 2015 una scarsa ripresa

Roma, 23 ottobre 2014 - "Lo stato di salute dell'edilizia è, purtroppo, comatoso. Abbiamo perso molto nelle ultime settimane, il 60% dei valori produttivi. Onestamente credo che l'anno prossimo non vedremo una ripresa decisa, però dobbiamo crederci e renderci conto tutti che l'edilizia è fondamentale per la ripresa del Paese".
E’ questo un vero e proprio grido di allarme che il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, ha a lanciato al mondo della politica, dell’economia e delle istituzioni, a margine dell'inaugurazione del Saie a Bologna.


"Nel Paese – ha osservato Squinzi - occorrono nuovi investimenti, e la giustificazione di conti pubblici 'complicati' e 'dal difficile equilibrio' è comprensibile ma non accettabile, perché proprio investimenti che rilancino la produzione e la produttività innescherebbero processi virtuosi di sostegno proprio alle finanze pubbliche con un sostanzioso e rinnovato flusso di cassa".

"Il ministro Lupi – ha spiegato il presidente della Confindustria - è molto conscio di questo problema, infatti si è impegnato e ha recuperato delle risorse per aumentare gli stanziamenti a favore delle infrastrutture".
Squinzi ha quindi chiarito: "Gli industriali italiani valutano positivamente ogni misura che il governo potrà o ha già messo in campo per accompagnare le riforme con interventi specifici che ridiano slancio alla nostra economia e, non a caso, in ogni nostro intervento sollecitiamo misura anticicliche che puntino sulle infrastrutture, da un lato, e sulle regole e la loro semplificazione dall'altro: ecco perché abbiamo apprezzato la filosofia del decreto legge Sblocca Italia".

Secondo il presidente di Confindustria "si tratta di un primo passo, che noi consideriamo ancora piccolo anche se significativo, per affrontare la fase recessiva in corso che conferma il tentativo di rilanciare soprattutto gli investimenti pubblici e, in parte, quelli privati prevalentemente nel settore delle opere pubbliche o di interesse pubblico".
 

Sulla difficoltà del settore edilizio concorda anche il presidente dell'Ance, Paolo Buzzetti: "siamo tornati al 1967 per gli investimenti generali e al '36 come concessioni edilizie. Siamo al fermo totale". E riferendosi al problema del lavoro, Buzzetti aggiunge: "Solo con l'export non possiamo affrontare la devastazione sociale del paese".
 

Per far ripartire il mondo del lavoro e delle imprese il presidente dell’Ance lancia la proposta di "portare fuori dal patto di stabilità i soldi per la sicurezza dei cittadini", erché il dissesto idrogeologico "è la più grande opera pubblica da fare, e lo diciamo da cinque anni”.

"Va dato atto al Governo attuale - ha aggiunto - di aver fatto, seguendo anche le nostre proposte, un bel censimento. Quello che manca è far partire l'opera di riqualificazione del territorio. Non si può continuare a perdere la vita perché straripa un torrente".
 

Giacomo Kahn