Legge obiettivo completata al 30%
Dei 495 lotti complessivi approvati dal Cipe in questi dieci anni, il 30,6% è stato completato
La realtà mostra, ovviamente, anche altre facce e quello stesso dato dei cantieri giunti al traguardo si può leggere in altri modi. Già se prendiamo non il numero di lotti ma il numero delle opere o l'entità dell'investimento, la musica cambia: in termini di opere intere completate, siamo al 16,1% del «deliberato Cipe», mentre se si guarda ai milioni di euro spesi, gli interventi ultimati ammontano al 3,3%. La percentuale si ridurrebbe quasi a livelli irrisori qualora al posto delle opere deliberate dal Cipe prendessimo l'intero, faraonico programma della legge obiettivo. A voler essere cattivi, aver completato meno dell'1% delle "promesse fatte" a dieci anni di distanza non è un risultato di cui vantarsi.
Ora che sono chiari a tutti i pregi (accelerazione delle procedure e della spesa rispetto al passato) e i difetti (programmazione faraonica e incertezza nel rapporto progetti-territorio) della legge obiettivo, il dibattito sul bilancio e sui ritocchi da fare è assai più disteso. Il presidente dell'Autorità di vigilanza dei contratti pubblici, Sergio Santoro, ha lodato la riduzione del contenzioso prodotta dalla Legge obiettivo, citando un'indagine che evidenzia come solo 28 lotti su 523 hanno avuto procedimento interrotto, contratto rescisso, gara non aggiudicata o lavori sospesi. «Percentuali di gran lunga inferiori a quella delle opere fuori della legge obiettivo», ha commentato.
Il viceministro alle Infrastrutture, Roberto Castelli, ha invece commentato i dati guardando al futuro. Il dato sottolineato da più parti – sia dalla maggioranza che dall'opposizione – è la partecipazione di capitali privati concentrata esclusivamente sulle autostrade e al Nord. «L'intervento privato – ha detto Castelli – diventa sempre più rilevante in una situazione di crescente difficoltà della finanza pubblica. I fondi pubblici dovranno andare tutti alle ferrovie che sono opere fredde e ambientalmente meno inquinanti». Castelli ha confermato che il Governo sta lavorando a un capitolo infrastrutture nel decreto per la crescita e che le misure mirano proprio ad agevolare la partecipazione privata. «Il Governo – ha aggiunto il viceministro – fa la sua parte ma è necessario anche un cambiamento di mentalità della classe dirigente nel centro-sud perché continuare a opporsi ai pedaggi significa perdere la possibilità di finanziamenti privati».