L'Egitto punta sulle infrastrutture e sulle grandi opere
L'Italia in prima linea per aggiudicarsi una quota dei lavori
Roma, 24 febbraio 2015 - Vi sono in ballo investimenti per 150 miliardi di dollari per realizzare in Egitto 15-20 mega progetti infrastrutturali nei settori energia, ferrovie, strade, estrazione mineraria e trasporto energia, acqua potabile e sistemi idrici, abitazioni (un milione di abitazioni per la fascia medio-bassa della popolazione), raddoppio del Canale di Suez, ampliamento aeroporto del Cairo, energie rinnovabili e autostrade digitali.
Se ne discuterà alla conferenza mondiale di Sharm el Sheik, dal 13 al 15 marzo, ma nel frattempo il governo italiano – che vuole far crescere l’import/export portandolo dagli attuali 5 miliardi a 6 miliardi nel 2016 - ha iniziato a scaldare i motori e a mettere in relazione il mondo economico imprenditoriale italiano con le istituzioni e le autorità egiziane.
Proprio in questi giorni, infatti, una ampia e articolata delegazione italiana – guidata dal vice ministro allo Sviluppo, Carlo Calenda e formata 90 aziende, 5 gruppi bancari, 5 associazioni imprenditoriali – si è recata al Cairo, incontrando il presidente egiziano Al Sisi e il ministro dell’Industria e del Commercio Mounir Fakhry Abdel Nour. “La crisi libica – ha sottolineato Calenda – ha contribuito a rafforzare i rapporti tra i due Paesi, Italia e Egitto”.
Il grande paese africano punta ad una rapida crescita con un +6% di Pil in un paio di anni e già adesso vi sono commesse in ballo per 2,5 miliardi che possono interessare le aziende italiane. Di qui la grande partecipazione a questa missione di sistema - organizzata da Confindustria, Abi, Agenzia-Ice, Rete Impresa Italia, Alleanza delle Coop, Unione Camere e dai ministeri dello Sviluppo e degli Esteri- durante la quale sono stati organizzati circa mille incontri di business.
Fra i tanti anche quello, durato più di due ore, con il presidente Al Sisi che si è impegnato personalmente a risolvere alcune questioni che sopo la primavera araba hanno coinvolto aziende italiane nel Paese. E’ questo l’aspetto che più preoccupa gli investitori italiani, quello di una instabilità dovuto alle forti incertezze della situazione politico-militare della vicina Libia. “Noi scommettiamo – ha spiegato Calenda – sulla capacità dell’Egitto di rimanere stabile. Il Paese oggi sta svolgendo un ruolo fondamentale per l’Europa nell’area Nordafricana, per questo dobbiamo stargli vicino politicamente ed economicamente. E dobbiamo scommettere sulla capacità dell’Egitto di creare stabilizzazione in tutta l’area”.
E i primi risultati già si vedono. Anche grazie a generosi aiuti esteri (18 miliardi di dollari dai Paesi del Golfo, in particolare da Arabia Saudita, Emirati e Kuwait), sono ripartiti i consumi, sia quelli privati (+4,9% nel terzo trimestre del 201), sia quelli pubblici (+8,85%), sia l’export (+15%), con una crescita del Pil nel terzo trimestre del 2014 del 6,8 per cento.