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Briciole di pane

Via libera dei soci ad Atlantia-Gemina

Soggetto unico per Autostrade e Aeroporti di Roma. L'ad Castellucci: presto via da Alitalia

Roma, 1° maggio 2013 — Via libera dei soci di Gemina e Atlantia al matrimonio tra le due aziende da cui nascerà il più grande gruppo italiano delle infrastrutture. Ma mentre gli azionisti degli Aeroporti di Roma hanno approvato il concambio di un Atlantia ogni 9 Gemina con una maggioranza bulgara (il 99,99% dei presenti), circa il 10% dei soci del gruppo autostradale ha invece bocciato l'operazione (il 16% dei presenti). «Non c'è stato neppure un veto — minimizza l'ad di Atlantia Giovanni Castellucci — il 42% del capitale di Atlantia è composto da fondi esteri molti dei quali non avranno approfondito tutti i dettagli dell'operazione». In realtà gli analisti avevano criticato il concambio Gemina-Atlantia perché penalizzava la società degli aeroporti a favore di quella delle autostrade, solo che mentre il flottante del gruppo delle autostrade è ampio, ieri oltre l'80% di Gemina era in mano ai soci del sindacato, patto che non si replicherà dopo la fusione con Atlantia. «Ci fa piacere che tutti gli investitori istituzionali — ha commentato il presidente di Gemina Fabrizio Palenzona — tra cui c'è anche il fondo pensione dei poliziotti di Los Angeles, abbia approvato la fusione. Questa è stata una società molto rilevante, con un passato importante per Borsa Italiana».
Ieri i vertici di Atlantia insieme al bilancio 2012 e al dividendo di 0,746 euro (con un saldo di 0,391 euro), hanno approvato la politica di remunerazione che resta immutata nonostante un aggravio di competenze, legato all'integrazione tra le due società. «Nasce un gruppo infrastrutturale integrato e sono pochi gli operatori che possono giocare su tutti i campi — ha detto Castellucci — non siamo i primi ma gli ultimi grandi nel mondo a diversificare negli aeroporti e ora puntiamo a espanderci a livello internazionale. Questo è un progetto importante per cui non sono previsti esuberi, ma solo sinergia di tipo tecnica che deriva dal mettere insieme due grandi aziende». Risparmi che vanno dall'audit, alla capacità di finanziarsi a tassi di mercato più favorevoli a quella di realizzare internamente parte delle opere per il rilancio di Adr. «Atlantia si troverà presto ad avere una capacità cash flow che eccede il suo fabbisogno — ha ricordato Castellucci — e siamo lieti di metterla a supporto di un progetto strategico per il Paese, così come riteniamo che con Spea e Pavimentai avremo in casa le competenze per realizzare quelle opere raso terra in modo più efficiente e veloce».
E così, una volta arrivato il via libera dell'Antitrust, che è atteso a breve, verrà perfezionata la fusione che dovrebbe essere operativa già entro l'estate. Nei prossimi mesi Castellucci sarà talmente concentrato sullo sviluppo di Adr, e dalle privatizzazioni degli scali in Cile e in Brasile a cui il gruppo intende partecipare, che tempo e risorse da dedicare all'8,5% di Alitalia detenuto da Atlantia non ce ne saranno. «Pensiamo che il nostro ruolo in Alitalia sia temporaneo per permettere di traghettare la compagnia in mani sicure, che diano una prospettiva di lungo termine al gruppo—ha precisato l'ad Atlantia — . Anche per questo motivo abbiamo già svalutato il valore della nostra quota a 20 milioni, rispetto ai 100 milioni di investimento iniziale».

Sara Bennewitz (La Repubblica)