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Briciole di pane

L'Italia dei trasporti e della logistica piace all'estero

Nel comparto molti operatori stranieri hanno acquisito società italiane. Ma il nostro Paese potrebbe imparare molto dai grandi gruppi internazionali

Un mercato dalle grandi risorse che fa gola agli operatori stranieri. Questo il ritratto del settore Trasporti e Logistica nostrano, sempre più aperto alla concorrenza internazionale. A dimostrarlo la recente acquisizione della veneta Bertola Servizi Logistici da parte della francese Geodis Logistics, una società controllata dalle ferrovie transalpine (Sncf). Ma la scalata alle società italiane potrebbe proseguire grazie ai legami tra la stessa Geodis e Gianni Punzo, presidente di Cis-Interporto Campano nonché cofondatore e azionista di Ntv, la prima società italiana di trasporto passeggeri sulle linee ad alta velocità. “L’acquisizione di Bertola Servizi Logistici – spiega Francesco Cazzaniga, presidente e amministratore delegato di Geodis Logistics in Italia –  rientra nel piano di espansione del nostro gruppo nella penisola, dove contiamo ormai oltre 2 milioni di metri quadrati di superfici scoperte, più di 623 mila metri quadrati di superfici coperte e 22 magazzini”. Ma la società transalpina non si ferma qui: negli ultimi anni infatti la Geodis ha acquisito la Gtl, una società che gestisce la distribuzione dei prodotti Colgate-Palmolive nel nostro Paese, oltre alla Sicrolog, specializzata nei servizi informatici di tipo end-to-end.  Secondo Jean Francois Daher, segretario nazionale di Assologistica, il crescente interesse degli operatori internazionali verso l’Italia “è la dimostrazione delle potenzialità del nostro mercato, in posizione ideale per agire da ponte con il Mediterraneo” mentre per Punzo “è uno degli effetti della globalizzazione che dobbiamo accettare poiché qualsiasi meccanismo che introduce nel mercato una maggiore concorrenza si traduce in un vantaggio per tutto il sistema”. Soprattutto in un mercato come quello logistico italiano, quarto in Europa per volume d’affari (60 miliardi di euro), dietro a Germania (130 miliardi), Francia (76 miliardi) e Gran Bretagna(69). E se da un lato esistono ampi margini di crescita, dall’altro per restare competitivi occorrerà risolvere tutti i problemi di un sistema produttivo fortemente incentrato sulle piccole e medie imprese (scarsamente dotate di sistemi informatici standardizzati per la pianificazione delle attività logistiche) costretto per necessità ad aprire ai grandi operatori internazionali dotati dei mezzi economici e del know-how necessari. Difetti che potrebbero tramutarsi in virtù se l’Italia saprà adeguare le proprie esigenze a quelle delle più grandi aziende che operano nel pianeta: “Nei prossimi anni – questa l’analisi di Punzo – l’Italia, i suoi porti ed i suoi interporti saranno al centro di un risiko tra i grandi player mondiali della logistica. Le nostre aziende dovranno mostrare di avere gli strumenti per competere  o per stringere partnership con i competitor internazionali”.

Nicola Zecchini