Mario Ciaccia: "Non dovremmo sforare con la partenza: spesso si tratta di progetti già ingegnerizzati"
Roma, 14 agosto 2012 - Viceministro Ciaccia, dopo il project bond ha portato a casa anche il piano città. Solo 3-4 mesi fa sembrava un'operazione incredibile. La crescita del Paese riparte da qui?
Avevamo detto che questi sono settori strategici per la crescita e stiamo lavorando per rimettere in moto ciò che si era fermato e ritrovare la fiducia degli investitori. Project bond e piano città possono muovere investimenti per miliardi. Ma non dobbiamo dimenticare gli sgravi fiscali per le ristrutturazioni e per il risparmio energetico o la defiscalizzazione per il project financing. Sono atti capaci di far ripartire questi settori, ma anche segnali per ricostruire la fiducia a investire in Italia. Da parte di investitori privati italiani e stranieri. La fiducia si costruisce atto dopo atto, dando il segnale del ritorno di una strategia complessiva.
Il nuovo decreto dà le modalità operative della cabina di regia del piano città. Undici rappresentanti ministeriali, due delle Regioni che però valgono undici voti, uno dei Comuni che da solo vale undici voti. Alchimie che fanno capire come ci sia stata qualche difficoltà nel definire questo quadro.
Effettivamente, per evitare di restare incastrati nella ripartizione delle competenze fra i vari livelli di governo, come era successo al piano casa del 2010, abbiamo svolto un lavoro di altissima farmacia nell'attuazione del principio di leale collaborazione. Credo proprio che nessuno se ne possa dire insoddisfatto. E se qualcuno dovesse contestare le decisioni prese, vorrà dire che convocheremo una conferenza stampa denunciando chi non vuole che l'Italia riparta. Ma ripeto: sono fiducioso che non ce ne sarà bisogno perché registro la volontà di convergere verso un obiettivo unico, fare.
Altro punto critico sono i tempi. Il termine per presentare le domande è slittato al 5 ottobre. Non è che andiamo alle calende greche? Lei si era impegnato: cantieri a ottobre.
Ribadisco quell'impegno, a costo di sembrare un ottimista. Non me la prenderò se anziché fine ottobre, sarà il 5 novembre.
Sulla base di cosa questa professione di ottimismo?
Anzitutto spesso parliamo di progetti già ingegnerizzati che mancano magari dito o 20 milioni di euro per essere sbloccati. Poi, devono avere tutti parti cantierabili perché questo è uno dei criteri di selezione. Poi mi aspetto che, poiché il proponente è il Comune, dal punto di vista delle autorizzazioni sia tutto a posto o almeno si possa fare in fretta. Infine, questa iniziativa non nasce nel nulla. Sono mesi che stiamo sperimentando con l'Anci che avrà un ruolo importante nella fase istruttoria. Penso che la mia sia una sfida da indirizzare soprattutto ai Comuni che saranno responsabili del raggiungimento di questi obiettivi.
Tentate di mettere insieme risorse disperse in grandi incubatori-integratori. Anche qui vedo tanta buona volontà e molto ottimismo. È scontato che vadano a questo progetto i 100 milioni del fondo per le scuole o l'1,6 miliardi del Fondo abitare di Cassa depositi e prestiti?
Con il ministro Profumo abbiamo ribadito che quelle risorse destinate al recupero energetico delle scuole possano andare a progetti di recupero di quartieri che vogliono rimettere le scuole al centro dell'attività sociale. Quanto al fondo della Cdp, ricordo che un decreto Monti-Passera ha eliminato il tappo del 40% che consentiva di finanziare progetti di housing sociale solo se aveva un 60% di finanziamento privato. Ora quelle risorse le rimettiamo in circolo.
L'iter delle proposte si dovrebbe concludere con la firma del contratto di valorizzazione urbana. A che serve?
Servirà formalizzare gli impegni di tutti, a partire dal comune proponente e dalla stessa cabina di regìa che farà una graduatoria per assegnare le risorse. Gli impegni dovranno essere di soggetti pubblici e privati e il mancato rispetto comporterà sanzioni, anche la revoca dei finanziamenti.