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Briciole di pane

Matteoli: con i tagli niente grandi opere

E' un non senso parlare di crescita e rinunciare alle infrastrutture

Roma, 7 ottobre 2011 - «E' un non senso. Si parla di decreto per lo sviluppo e le infrastrutture e mi tolgono i fondi. In questo modo non posso realizzare le opere pubbliche». Altero Matteoli, ministro delle Infrastrutture, lancia l'allarme alla vigilia della partita decisiva sui tagli ai ministeri e sul decreto-sviluppo». Berlusconi ha detto che non si può fare una manovra per la crescita con i fichi secchi. Non è quello che state facendo? «Già, infatti sono giorni e giorni che stiamo discutendo sul modo per trovare i soldi. E dobbiamo porci un problema: se chiediamo agli italiani di pagare, assicurando che grazie a ciò che pagano il governo farà ripartire l'economia, creerà occupazione e realizzerà infrastrutture, forse gli italiani ci capiranno». Intende nuove tasse? «Stiamo lavorando per cercare una soluzione ed è per questo che abbiano rinviato il varo del decreto. Ho visto che Cicchitto propone una patrimoniale e due condoni, possono essere una soluzione». Il coordinamento del decreto sviluppo è stato affidato a Romani, è un commissariamento di Tremonti? «Romani è ministro dello Sviluppo economico ed è normale che sia lui a coordinare il lavoro. I ministri non vengono mai commissariati: ai ministri al massimo si tolgono le deleghe, ma finché le hanno non sono commissariati». Sono giorni duri per i dicasteri, si parla di tagli lineari. Lei come sta messo? «Male. Sul mio ministero gravano gran parte dei sacrifici: ben 3,8 miliardi su 6. Se ciò avvenisse non potrei realizzare le infrastrutture. Ma siccome tutti dicono che bisogna fare le grandi opere, non ci potrà essere un taglio lineare. Questo nodo va sciolto cercando risorse da altre parti: è un non senso annunciare un decreto per lo sviluppo e per le infrastrutture e poi tagliare i fondi al ministero che deve realizzarle». Berlusconi intanto smonta il partito. Dice che vuole cambiare nome al PdL Preoccupato? «La sigla Pdl ha creato qualche problema in quanto è nata in un certo modo e poi c'è stata la vicenda Fini. Non mi attacco al nome: l'importanza è la sostanza e il programma del partito unico». Le piace la denominazione Forza gnocca?, per il premier è di sicuro successo. «Non mi soffermo sulle battute. Ho visto reazioni adirate, il segno che in questo Paese non è più consentito scherzare. Tutto viene preso troppo sul serio. A me questa battuta in qualche modo fa piacere perché significa che Berlusconi si è rimesso a occuparsi del partito e non solo del governo». B premier dice che arriverà al 2013. Bossi dice che è difficile. Lei? «Dire che è facile sarebbe una sciocchezza, ma mi sento di sostenere che arriveremo a fine legislatura e concluderemo le riforme. I problemi che incontriamo noi sono gli stessi di Obama, Sarkozy o Merkel: governare chiedendo sacrifici per fronteggiare la crisi economica non fa guadagnare voti. Ma il senso di responsabilità ci obbliga a farlo». Napolitano ha elogiato il governo di tregua guidato da Pella nel '53... «Quello fu un esecutivo molto importante cui sono affezionato in quanto aveva il sostegno determinante del Movimento sociale italiano, l'Msi. Ma all'epoca c'era un altro sistema elettorale: ora il premier è scelto di fatto dagli elettori e solo gli elettori possono cambiare il premier.

Alberto Gentili - Il Messaggero