Matteoli e Tremonti accelerano: un decreto legge per le infrastrutture
Positivo incontro dei ministri con i protagonisti del settore
Roma, 7 giugno 2011 - Un decreto legge sulle infrastrutture. Da mettere a punto entro l'estate o comunque in tempi rapidi. E da varare rapidamente per snellire le procedure burocratiche, tagliare i costi, sbloccare le grandi opere strategiche. Il vertice di Milano tra i ministri Giulio Tremonti e Altero Matteoli e il mondo delle infrastrutture è stato positivo, non il solito piagnisteo. Le idee del documento messo a punto dal ministero dei Trasporti insieme alle fondazioni Astrid, Italia-decide e Respublica (136 pagine) sono state ampiamente condivise. Ora spetterà ai tecnici sintetizzare visto che le 89 proposte del rapporto dovranno diventare le nuove tavole delle legge. Oltre alla filosofia generale, sia Tremonti che Matteoli hanno detto di condividere l'impostazione, elaborata da Mauro Moretti, numero uno di Fs, che vuole puntare sulla modernizzazione delle tratte ferroviarie esistenti e su pochi importanti tratti di alta velocità. E questo per ridurre i costi e rispondere ai flussi di domanda. Consenso generale anche sulla necessità, ribadita dai costruttori - era presente Massimo Ponzellini di Impregilo e Mario Lupo per l'Agi - di snellire la fase progettuale, rendendola più concreta, e di incentivare il project financing. Nel decreto, come suggerito, tra l'altro, da Unicredit e Intesa Sanpaolo potrebbero poi finire norme per aprire ancora di più il mercato ai flussi di traffico e nuove procedure per l'affidamento delle opere. Allo scopo di velocizzare tutto il processo e coinvolgere maggiormente i privati. Tutti i protagonisti del settore, da Giovanni Castellucci, che guida Atlantia, a Giovanni Gorno Tempini della Cassa Depositi e Prestiti, all'Anas, si sono detti d'accordo con Tremonti che vuole, e non da oggi, porre un tetto alle opere compensative (il 2% del valore complessivo) e a quelle di mitigazione ambientale. Anche se in molti hanno fatto notare che non sarà facile porre un freno alle richieste degli entri locali e, soprattutto, alla giungla delle mille varianti in corso d'opera. Per questo, per limitare sovrapposizioni di competenze, è stata accolta con interesse anche la possibile riforma dell'articolo 117 della Costituzione. Per dare al legislatore statale, al Cipe, pieni poteri sulle priorità infrastrutturali strategiche. Nel decreto - ed è un punto centrale - dovrebbe entrare, come chiedono banche e concessionari, anche norme per velocizzare gli appalti, razionalizzare i controlli e sulle verifiche degli avanzamenti. Così come limiti stringenti alle offerte anomale, puntando di più sul contraente generale. Selezione forte all'ingresso, rispetto rigoroso del cronoprogramma e tetto complessivo alle spese sono, ovviamente, il naturale corollario di una imponente razionalizzazione e rilancio del comparto. «E' stato un vertice utile, concreto - ha detto Mario Ciaccia, ad di Biis al Messaggero - che può essere di svolta. Credo si possano davvero cambiare le regole, come ha detto il ministro Tramonti, coinvolgendo i privati e modernizzando il sistema». Anche Unicredit ritiene che si sia data una vera «scossa» al sistema. Ora, secondo i partecipanti, spetterà agli uffici tecnici del ministero tradurre le proposte in norme. Non prima però di un nuovo incontro che dovrebbe tenersi nelle prossime settimane per esaminare il testo finale del decreto legge. Un testo, se il governo manterrà gli impegni, in grado di dare certezze agli operatori, trasparenza alle procedure, rilanciare le opere pubbliche su cui si snoda la competitività del Paese.
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