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Briciole di pane

Megalotti addio, Torino-Lione il primo test

Allo studio una suddivisione degli affidamenti per parti lineari e specialistiche - È la risposta alle lamentele dei «piccoli» sul general contractor

Milano, 28 marzo 2011 - Quella che si sta preparando sulla Torino-Lione è una retromarcia pressoché totale rispetto al metodo del general contractor. Il responsabile dell'Osservatorio tecnico Mario Virano sta studiando insieme a Rfi e Ltf un sistema di realizzazione dell'opera finalizzato esplicitamente a favorire le imprese medie e piccole del territorio.
Primo: niente affidamenti a general contractor, e invece ruolo di supervisor affidati a soggetti pubblici, sul modello dell'Agenzia Torino 2006 o del Consorzio For Case all'Aquila. Secondo: suddivisione degli appalti in lotti lineari. Terzo: scorporo di forniture e lavorazioni specialistiche. Quarto: aiuti regionali alle piccole imprese locali.
Il caso Torino-Lione non è però un fulmine a ciel sereno.
La nuova legge
Un forte segnale di retromarcia, rispetto allo slogan "grande è bello" che aveva caratterizzato il varo della legge obiettivo nel 2001-2002, è venuto nei giorni scorsi dalla Camera, che nella legge "Statuto delle imprese" approvata in prima lettura, ha dato l'ok pressoché all'unanimità a un articolo (si veda qui a destra) che impone alle pubbliche amministrazioni, al fine di favorire le micro, piccole e medie imprese, di: 1) suddividere gli appalti in lotti; 2) semplificare l'accesso alle aggregazioni di Pmi; 3) introdurre, nelle grandi opere, modalità di coinvolgimento delle imprese dei territori interessati. Tutto abbastanza indefinito, ma l'indicazione politica è chiara.
Autostrade e Rfi
Di un dato bisogna tener conto. È vero che dal 2003 in poi sono stati affidati con gara a general contractor (Gc) 24 maxilotti, per un valore totale (base d'asta) di 19,6 miliardi di euro, ma tra questi nessuno ha avuto come stazione appaltante Autostrade per l'Italia e solo in due casi Rfi (gruppo Fs). «Sì è vero — spiega Mario Lupo, presidente Agi, associazione grandi imprese di costruzione — Aspi e Rfi ritengono di avere al loro interno le competenze progettuali e organizzative per fare loro, in sostanza, da general con-tractor. Il Gc da un po' fastidio alle grandi stazioni appaltanti, sottrae poteri».
Affidamenti, i dati
Nelle opere a general contractor post legge obiettivo la quota affidata a imprese terze (subaffidamenti, a loro volta subappaltabili) è stata in generale molto elevata, superiore al 70-75% del valore totale, in alcuni casi al 90-95 per cento. Negli appalti Tav 1991-1992 la situazione era diversa. Affidati senza gara ai grandi big di allora dell'economia italiana (Iri, Eni, Fiat, Montedison), furono oggetto di ricorso Ance — respinto — all'Antitrust, e fu poi imposto ai general contractor di affidare a terzi con gara europea almeno il 40% dei lavori. A questo si aggiunsero altre consistenti quote di affidamenti a terzi senza gara.
Nelle nuove opere assegnate con gara, Astaldi fa sapere di aver affidato circa il 90% nei due maxilotti calabresi della Ss 106 Jonica, stessa percentuale che si registra nel maxiappalto per il metro C di Roma, sempre a guida Astaldi. Quote molto rilevanti di affidamenti esterni, intorno al 90%, anche per i due megalotti Impregilo sulla Salerno-Reggio (n. 5 e 6), mentre l'Ali a guida Impregilo sul Passante di Mestre si è fermato al 73% (si veda il servizio sotto). Per quanto riguarda Cmc Ravenna, è stata del 60% la quota di affidamenti a terzi sul maxilotto 1 della Sa-Rc, mentre nei due megalotti siciliani sulla Ss 640 di Porto Empedocle (lavori in corso e in fase di avvio) la cooperativa fa sapere che gli affidamenti saranno intorno all'80 per cento. Per la Catania opera conclusa, Ph appaltato il 100%.
Le territoriali
Le grandi imprese fanno sapere che nei subaffidamenti è già normalmente molto forte la presenza delle imprese del territorio, intese come «della regione interessata». Le imprese romane hanno ottenuto il 60% delle opere civili sulla rete. «Tuttavia — spiega Mario Lupo — non tutti i territori hanno un tessuto di imprese adeguato», dunque le grandi imprese vedono come il fumo negli occhi ogni ipotesi di paletti, tetti, soglie minime, per l'affidamento alle imprese locali.
Il nodo criminalità
In alcune zone del Paese, poi, il tema "territorialità" si intreccia con "criminalità". «Sulla Salerno-Reggio — spiega Impregilo — per 42 imprese calabresi a cui avevamo affidato appalti abbiamo ricevuto informative dalle Prefetture e abbiamo dovuto revocare. È chiaro che in queste regioni la quota di appalti alle imprese locali è molto più bassa». Drastica la soluzione adottata da Cmc Ravenna: «Sui due maxilotti Ss 640 in Sicilia — spiega l'Ad Dario Foschini — produciamo in proprio gli asfalti, il calcestruzzo lo prendiamo da un'impresa ex mafiosa commissariata, le cave le abbiamo comprate, E ogni impresa da invitare per i sub-appalti la concordiamo con le Prefetture». Soluzione, quest'ultima, adottata anche da Impregilo, Astaldi, Pizzarotti.
Imprese strangolate?
Le medie imprese e le associazioni che le rappresentano (Ance e Aniem) lamentano da anni una situazione di "strangolamento" nei subaffidamenti delle grandi opere, su prezzi, eccessiva frammentazione dei lavori, tempi di pagamento. «Sì è vero - ammette il presidente dell'Ance, Paolo Buzzetti - molte medie imprese faticano a lavorare a valle dei general contractor. Lo strumento non ha dato i risultati che si speravano. E anche al di fuori delja legge obiettivo spesso le Pa accorpano artificiosamente gli appalti. Così si fa scomparire l'impresa media, quella che ha i migliori know how costruttivi». «I risultati della legge obiettivo sono stati del tutto negativi - concorda il presidente Aniem, Dino Piacentini - il nostro tessuto migliore è fatto da imprese medie di costruzione, i lotti devono valorizzarlo». Le grandi imprese, però, alzano le barricate. «La legge obiettivo ha funzionato - dicono tutti - tornare ai minilotti significherebbe tornare all'immobilismo e alle incompiute».

LE NUOVE NORME
La legge (A.C. 78-A) approvata in prima lettura
Articolo 11 (Disciplina degli appalti pubblici)
2. Nel rispetto della normativa dell'Unione europea in materia di appalti pubblici, al fine di favorire l'accesso delle micro, piccole e medie imprese, la pubblica amministrazione e le Autorità competenti provvedono a:
a) suddividere, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 29 del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, gli appalti in lotti ed evidenziare le possibilità di subappalto, garantendo la conoscibilità della corresponsione dei pagamenti da parte della stazione appaltante nei vari stati di avanzamento;
b) semplificare l'accesso agli appalti delle aggregazioni fra micro, piccole e medie imprese privilegiando associazioni temporanee di impresa e forme consortili e reti di impresa ;
c) …
d) introdurre modalità di coinvolgimento nella realizzazione di grandi infrastrutture, nonché delle connesse opere integrative o compensative, delle imprese residenti nelle regioni e nei territori nei quali sono localizzati gli investimenti, con particolare attenzione alle micro, piccole e medie imprese.

Alessandro Arona (Fonte: Il Sole 24 Ore - Edilizia e Territorio)