OICE, le società di ingegneria superano la crisi grazie all'estero
Le 6 migliori aziende italiane producono 50% del proprio fatturato fuori dai confini nazionali

Roma, 7 ottobre 2014 - Le grandi imprese di progettazione architettonica e di ingegneria riescono a tenere testa alla crisi grazie alle attività e all’attenzione nei confronti dei mercati internazionali. Le 6 aziende italiane presenti nella classifica delle Top 225 International Design Firms, annualmente pubblicata dalla rivista statunitense Enr (Engineering News Record), producono il 50% del proprio fatturato fuori dai confini nazionali. E' quanto ha spiegato Alfredo Ingletti, Vice Presidente OICE per l’Internazionalizzazione, nel corso del convegno “Imprenditoria del Progetto: Esperienze di Internazionalizzazione a Confronto”, organizzato dall’OPRI - Osservatorio Permanente sulle Professioni Intellettuali, costituito dall’Università degli Studi di Bergamo e da Enterpreneurial Lab.
“Nonostante investire all’estero rappresenti al momento l’opportunità più concreta per tenere testa alla crisi - ha sottolineato Ingletti -, le società di ingegneria e di architettura italiane non sono organizzate e strutturate per affrontare la competizione internazionale. Oggi l’OICE rappresenta 435 società che insieme generano poco più di un miliardo di fatturato contro i 96 miliardi prodotti dalle top cento internazionali e i 42 miliardi delle prime cento europee".
Un confronto impari che Ingletti spiega riportando i numeri: "La disparità di competitività appare evidente ed è data da una serie di fattori, tra cui le dimensioni delle organizzazioni italiane. Le prime 6 società di ingegneria europee, ad esempio, hanno più di 10.000 addetti mentre le prime 6 società italiane risultano averne al massimo 500. Ne consegue che nessuna società italiana si colloca nelle prime 100 posizioni delle specifiche classifiche internazionali”.
Secondo Ingletti “le opportunità per l’ingegneria possono essere le opportunità per tutto il Sistema Paese. Ma solo attraverso nuovi modelli organizzativi e un processo di aggregazione l’engineering italiana ha la possibilità di consolidare le proprie posizioni in quelle aree dove le capacità italiane sono già apprezzate e di penetrare nei mercati nuovi e inesplorati dove può svolgere un ruolo di apripista per il resto dell’economia e l’intera filiera delle costruzioni, indotto compreso”.