Opere, più spazio ai privati con incentivi e deregulation
Ancora pochi gli interventi interessati, serve riforma organica
Roma, 19 giugno 2013 - Numerose le norme nel "decreto del fare" che puntano ad aumentare il peso dei capitali privati nel settore delle infrastrutture. Se la riduzione della soglia da 500 a 200 milioni per l'accesso al credito di imposta a valere su Ires e Irap appare ancora insufficiente per allargare in modo decisivo la platea delle opere interessate al beneficio, un pacchetto di benefici fiscali e procedurali (pure non definitivo) viene esteso alle opere già aggiudicate ma non ancora avviate: per esempio la norma che consente al concessionario privo della copertura finanziaria di non decadere completamente, ma di realizzare anche solo uno stralcio «tecnicamente ed economicamente funzionale» dell'opera; oppure la possibilità di utilizzare una «procedura ristretta» nell'affidamento di una concessione tramite consultazione preliminare con le imprese e le banche interessate a presentare offerta (per correggere eventuali «criticità» del progetto); o ancora le norme per la revisione del piano economico-finanziario nel caso di «variazioni non imputabili al concessionario».
Per non parlare delle norme ad personam, come quella per la Tangenziale est Milano per cui potrà essere approvato l'atto aggiuntivo di aggiornamento della convenzione con una procedura in deroga che fa capo direttamente al ministero delle Infrastrutture (a fronte di un finanziamento a valere sul fondo sblocca-cantieri). O il contributo, inserito nel decreto legge, alle "strade dei parchi" (gruppo Toto) per «assicurare la continuità funzionale e lo sviluppo degli investimenti» per le autostrade A24 e A25.
Il decreto legge potrà essere forse l'occasione - nel passaggio parlamentare - per risistemare in modo organico e nel pieno della trasparenza gli incentivi fiscali e la normativa di riferimento per gli operatori che finanziano e gestiscono le infrastrutture.
C'è poi l'altra faccia della medaglia, quella dei finanziamenti pubblici, che - ha confermato ieri il ministro Lupi intervenendo a «Porta a porta» - riguarderanno opere destinate a partire entro il 31 dicembre 2013. L'obiettivo del Governo è accelerare la spesa, subito. Alla stessa trasmissione è intervenuto il presidente dell'Ance, Paolo Buzzetti, che ha detto di apprezzare la filosofia del decreto legge, ma ha rilevato la scarsità di risorse. «Ci sono - ha detto Buzzetti - sei miliardi fermi al Cipe immediatamente spendibili entro il 31 dicembre 2013». L'Ance chiede che, oltre ai 100 milioni destinati ai piccoli Comuni e ai 300 milioni per l'edilizia scolastica, altre risorse vadano alle piccole opere.
Il riferimento di Buzzetti è a un monitoraggio dettagliato presentato dall'associazione dei costruttori in un seminario riservato sabato scorso: nel documento viene stimato «in circa 30 miliardi di euro l'importo dei progetti infrastrutturali per i quali non sono state ancora bandite le gare e/o non sono stati sottoscritti i contratti con le imprese per la realizzazione dei lavori». Non solo: lo studio evidenzia che «a fronte di un importo di 30 miliardi di euro di progetti da avviare rapidamente, il Governo ha già previsto una consistente previsione di cassa, pari a 6,2 miliardi di euro per l'anno 2013». Il riferimento è per 3,2 miliardi di risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas), per 2,75 miliardi di cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali europei e 0,28 miliardi del fondo infrastrutturali e ferroviarie.