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Briciole di pane

Ora il mini-project finance

Sviluppo. Perché la finanza di progetto assuma un ruolo nel rilancio deve riguardare anche le opere minori come scuola, Rsa e ospedali

Roma, 11 gennaio 2012 - Tutti riconoscono che dopo il rigore debbano venire gli incentivi per la crescita e dai tecnici del Governo ci si aspetta qualcosa di più del salasso varato. Del resto non mancano esempi di come cure draconiane come quella servita abbiano avuto effetti ampiamente recessivi, e se qualcuno dovesse avere dubbi si legga l'ultimo rapporto del Fondo monetario internazionale sullo stato dell'economia greca. Il rigore quindi si è visto con la finanziaria più pesante e povera di innovazioni degli ultimi anni, a meno che non si voglia dire che è innovativo aumentare l'Iva, le accise sulla benzina o la patrimoniale sulla casa. Rispetto alla crescita, i rappresentanti governativi mettono le mani avanti e dichiarano che non bisogna farsi illusioni perché mancano risorse nuove e perciò ci si deve accontentare di riforme a costo zero. Ben vengano liberalizzazioni, riforma del lavoro e tutte le così dette "zero budget policy", se queste possono liberare il mercato da lacci e lacciuoli che le lobby che governano le rendite di relazione in questo Paese hanno sempre tessuto. Ma un rigurgito di liberismo non risolverà il problema, sebbene sia aria fresca per un Paese che ha vissuto di consociativismo e corporativismo stretti, fregandosene, oltre che del mercato, anche dei cittadini. Tuttavia, quello che il legislatore non ha saputo fare in passato viene ora imposto dalla realtà: Mirafiori lo insegna e la crisi finanziaria in atto lo conferma. L'azione distintiva di un governo tecnico non dovrebbe essere riformare ciò che la realtà avrebbe comunque imposto o tassare in misura più significativa ciò che è sempre stato tassato, quanto quella di trovare soluzioni che altri non hanno saputo architettare e mantenere un rigore che la politica, nell'esercizio eccessivo della mediazione, ha spesso gettato alle ortiche. Quanto alle soluzioni, si devono finanziare investimenti straordinari per rilanciare l'economia. Lo si deve fare ricorrendo alle joint venture con i privati così da alleggerire l'impegno finanziario oltre che sopperire alla scarsa capacità di allocazione delle risorse del sistema pubblico. Non si può però pensare di rilanciare gli investimenti confidando solo nell'iniziativa privata, sia perché molte infrastrutture pubbliche non sono completamente auto-sostenibili in una logica di mercato, sia perché i privati faticano a trovare le risorse per affrontare la propria attività ordinaria, figuriamoci per uno sforzo straordinario. Non si capisce perché la soluzione della detassazione, alternativa al contributo pubblico, prevista per le nuove grandi opere autostradali dall'ultima manovra Berlusconi (art.18, legge n.183/2011) sia stata estesa dalla manovra Salva Italia (art.42 com.8, legge n. 214/2011,) solo a quelle per la mobilità (ferrovie, metropolitane, porti e alcuni collegamenti stradali). Perché il project financing, anche nel nostro Paese, possa assumere un ruolo decisivo nel rilancio degli investimenti pubblici è necessario che riguardi le infrastrutture di tutti i settori e interessi anche le opere minori. Così invece molte infrastrutture non risultano agevolate dalle previsioni del Governo Monti, anche se rappresentano la risposta che un ente locale dovrebbe ai suoi cittadini: si pensi a una residenza per anziani, a una scuola o un ospedale, a un centro ludico-sportivo piuttosto che alle infrastrutture del servizio idrico o per lo smaltimento rifiuti. Per dare respiro a nuove opere, che peraltro hanno il pregio di essere attivabili in tempi più veloci, alimentando maggiormente la domanda interna rispetto a quelle codificate dalla manovra, gli enti locali necessitano dello stesso beneficio fiscale che lo Stato ha riservato alle proprie decisioni. Così si potrebbe operare a risorse finanziarie invariate: i nuovi investimenti, anche estesi a queste opere sarebbero infatti incentivati rinunciando ad imposte che lo Stato comunque non incasserebbe senza tale previsione, visto che nessuno li potrebbe realizzare. In Usa da anni si concedono contributi usando le risorse che il valore aggiunto dell'investimento incentivato produrrà, attualizzando quota parte delle future entrate fiscali su tale imponibile. Questo ha il pregio di non gravare sui bilanci pubblici, ma richiede tecnica e perizia che in molti casi la Pa italiana non ha. Ma anche a questo potrebbero servire i governi tecnici.

di Marco Nicolai (Il Sole 24 Ore Lombardia)