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Briciole di pane

Paletti rigidi per le opere senza tasse

Solo quelle nella legge Obiettivo potranno godere della defiscalizzazione

Milano, 25 gennaio 2013 – Solo le opere indicate nella legge Obiettivo potranno accedere alla defiscalizzazione prevista dal decreto Sviluppo bis. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza sarebbero ormai quasi pronte le linee guida che fisseranno i paletti per l'accesso alle nuove misure, pensate soprattutto per sbloccare quelle infrastrutture rimaste impantanate nel limbo della crisi. La norma, fortemente sponsorizzata dal vice-ministro alla Infrastrutture Mario Ciaccia, ha esteso, oltre che alle nuove opere, anche a quelle non in equilibrio economico-finanziario la possibilità di compensare parte del contributo pubblico a fondo perduto con quanto dovuto per Ires e Irap. Se tutto filerà come previsto e le ultime limature arriveranno per tempo, le linee guida, ultimo tassello mancante all'impalcatura della defiscalizzazione delle grandi infrastrutture, potrebbe essere approvato nel Cipe fissato per il prossimo 1 febbraio. E di certo il primo punto fondamentale del documento è che la definizione di «opere strategiche» deve essere intesa nel senso più restrittivo di opere strategiche nazionali, ovvero quelle individuate con la legge Obiettivo, che ogni anno viene allegata al documento di finanza pubblica. Il che vale, naturalmente, per le opere già previste e non per quelle nuove. Il recinto della legge Obiettivo sarebbe stato voluto dal ministero dell'Economia per evitare di estendere troppo il potenziale esborso per le casse dello Stato, e sebbene permetta potenzialmente a opere oggi in difficoltà (come la Brebemi o la Pedemontana Lombarda) di accedere all'agevolazione, tiene fuori una serie di opere meno importanti a livello Paese ma magari considerate strategiche in un'ottica più locale, che molti avevano sperato potessero invece rientrare sotto l'ombrello della defiscalizzazione. Un altro limite che dovrebbe essere inserito nelle linee guide, anche questo fortemente sponsorizzato dai guardiani delle finanze pubbliche, è il principio in base al quale non sarà possibile ottenere aggiornamenti delle agevolazioni. Cib significa, in soldoni, che per le nuove opere l'ammontare del contributo pubblico, tra quello a fondo perduto e le agevolazioni fiscali, sarà fissato una volta per tutte all'interno dei bandi. Allo stesso modo l'importo non sarà ulteriormente rinegoziabile dopo il riequilibrio dei piani economico-finanziari, per le opere già previste.
Una vera e propria innovazione copernicana per il comparto delle infrastrutture dovrebbe poi essere l'introduzione di un limite di tempo massimo per ottenere i finanziamenti da parte dei concessionari. Oggi, infatti, la maggior parte delle opere bloccate lo sono per la difficoltà a reperire le linee di credito necessarie a far partire davvero i cantieri, dopo la posa della prima pietra che di solito non è molto più che simbolica. Ma con l'approvazione delle linee guida questo non dovrebbe essere più possibile, perché si prevede la decadenza, senza diritto a indennizzo, dalla concessione se i denari necessari ai lavori, che siano sotto forma di prestiti o project bond, non saranno disponibili entro 12 mesi dall'approvazione dei progetti definitivi.
Questo naturalmente dovrebbe valere solo per i nuovi progetti in partenariato pubblico privato.

Luisa Leone (MF-Milano Finanza)