Passera toglie i lavori alle autostrade
Cresce dal 50 al 60% la quota che i concessionari devono affidare a società terze
Milano, 8 giugno 2012 – Il governo ci riprova con le autostrade. Nella bozza di decreto sulle infrastrutture messa a punto dal ministro per lo Sviluppo, Corrado Passera, all'articolo 4 si prevede di alzare dal 50 al 60% la quota di lavori che i concessionari autostradali devono affidare a terzi. In particolare, la previsione riguarda quei gruppi che hanno ottenuto la concessione prima del 30 giugno 2002 e mira a favorire «una maggiore partecipazione degli operatori economici, anche di medie e piccole dimensioni, nella realizzazione degli interventi» in ottica anticiclica, si legge nella relazione illustrativa del decreto. Certo non ne saranno contenti i grandi concessionari privati come Autostrade o il gruppo Gavio, che dal 2009, grazie a una norma del governo Berlusconi, potevano affidare «in house» fino al 60% dei lavori a società loro controllate o collegate. Opportunità che è stata ampiamente sfruttata, come dimostrano i dati pubblicati dall'Ance lo scorso novembre. Secondo l'associazione che riunisce i costruttori edili, nel biennio 2009-2010 i bandi di gara pubblicati dalle concessionarie private sono calati del 57%, mentre quelli dei gruppi pubblici sono aumentati del 49% nello stesso periodo. Sempre secondo l'Ance, le mancate gare ammontano a un giro d'affari di oltre 1 miliardo di euro nel biennio. Probabilmente anche per questo il governo guidato da Mario Monti sembra aver messo nel mirino gli affidamenti «in house», abbassando con il dl sviluppo la soglia consentita fino al 40% dei lavori complessivi, dopo averla portata al 50% con il decreto sulle liberalizzazioni.
Intanto, però, né il decreto Infrastrutture né quello sullo Sviluppo sono stati approvati durante il Consiglio dei ministri di ieri. Colpa, secondo fonti politiche, di contrasti tra Passera e il ministero dell'Economia. La Ragioneria generale dello Stato, infatti, ha imposto al ministro dello Sviluppo una drastica riduzione dei fondi a disposizione per finanziare il suo decreto per la crescita. Per esempio, i soldi messi a disposizione per il credito d'imposta a chi assume giovani sotto i 35 anni super-specializzati (norma fortemente spinta da Confindustria) erano stati ridotti da Via XX Settembre dai 600 milioni iniziali a soli 20 milioni. Una cifra sufficiente a finanziare la creazione di soli 4 mila posti di lavoro. Una misura talmente esigua che, sempre secondo indiscrezioni di Palazzo, Passera avrebbe prospettato la possibilità addirittura di ritirarla. Nelle ultime bozze circolate ieri la cifra stanziata sarebbe salita a circa 60 milioni, soldi sufficienti, secondo i calcoli, a finanziare la creazione di 12 mila posti di lavoro specializzati. Il triplo rispetto a 4 mila, ma comunque una goccia nel mare della disoccupazione. I contrasti tra il ministero dello Sviluppo e quello dell'Economia, hanno portato ieri a una fumata nera in Consiglio dei ministri sull'approvazione del testo. Mario Monti sta provando a trovare una mediazione tra Passera e gli uomini di Vittorio Grilli. Ma le posizioni restano distanti. Il ministro dello Sviluppo non avrebbe digerito nemmeno l'imposizione del Tesoro di cancellare l'aumento a 1 milione di euro delle compensazioni tra crediti Iva e altri debiti tributari, altra misura cara alle imprese e considerata essenziale per ridare fiato al sistema. Oggi, o forse domani, come ha spiegato il ministro ai rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, potrebbe essere convocato un nuovo Cdm. Sempre che nel frattempo si trovi un accordo.