PNRR: entro il 2026 +3% del pil
Aggiungendo le risorse ReactEu, fondi complessivi da 222,9 miliardi di euro. Investimenti destinati alle donne, ai giovani, alle infrastrutture e al Sud

Un impatto di tre punti percentuali in più sul pil nel 2026. È questo, secondo l'esecutivo, l’obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il cui testo, un documento di 160 pagine, è stato approvato nella notte dal consiglio dei ministri e che dovrà rappresentare una "svolta" nella programmazione e attuazione degli investimenti per segnare "una discontinuità decisiva per lo sviluppo sostenibile, la digitalizzazione e l'innovazione, la riduzione dei divari e delle diseguaglianze". Il Pnrr punta a muovere risorse per 209,9 miliardi di euro tra progetti in essere che "riceveranno una significativa accelerazione" (65,7 miliardi) e nuovi progetti (144,2 miliardi che includono anche Fondi per lo sviluppo e la coesione già previsti e da finalizzare). Aggiungendo le risorse ReactEu si arriva poi a complessivi 222,9 miliardi di euro e includendo infine i fondi strutturali europei e la programmazione di bilancio 2021-26 (come le risorse stanziate per la fiscalità di vantaggio al Sud di giovani e donne e per gli interventi del Family act) si ha l'ambizione di impiegare complessivamente 310,66 miliardi di euro. Il Piano, come spiegato dall’agenzia di stampa AskaNews, si basa su tre assi strategici: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica in linea con il Green Deal europeo e l'inclusione sociale con l'obiettivo di ridurre i tanti gap di cui soffre l'Italia con "tre priorità trasversali": donne, giovani, Sud.
Partendo da questi tre principi l’esecutivo ha deciso di "massimizzare le risorse destinate agli investimenti pubblici, la cui quota ora supera il 70%", con conseguente riduzione della quota di incentivi "al 21%". Gli investimenti sono stati incrementati di "circa 20 miliardi" in seguito alla scelta di integrare gli interventi del Pnrr con le politiche di coesione europee e nazionali in corso di programmazione per i prossimi anni. Per il governo si tratta di una "straordinaria e irripetibile occasione di rilancio degli investimenti". Le risorse del dispositivo Next Generation Eu, sono suddivise tra le sei missioni in cui si articola il Pnrr (che a loro volta raggruppano 16 Componenti funzionali e 48 Linee di intervento): alla 'Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura', sono destinati 46,18 miliardi; alla 'Rivoluzione verde e transizione ecologica' va la fetta più grande con 68,90 miliardi; a 'Infrastrutture per una mobilità sostenibile' andranno 31,98 miliardi (di cui all'Alta velocità ferroviaria, in particolare al Sud, e alla "manutenzione stradale 4.0" sono destinati 28,30); a 'Istruzione e ricerca' 28,49 miliardi; a 'Inclusione e coesione' 27,62 miliardi e alla missione 'Salute', si è passati dai 9 miliardi delle prime bozze del Pnrr ad oltre il doppio di quanto inizialmente ipotizzato: 19,72 miliardi.
Palazzo Chigi ha inoltre precisato che "il primo 70% delle sovvenzioni verrà impegnato entro la fine del 2022 e speso entro la fine del 2023" e che "il restante 30% delle sovvenzioni sarà speso tra il 2023 e il 2025". I prestiti totali aumenteranno nel corso del tempo, in linea con l'obiettivo di mantenere un livello elevato di investimenti e altre spese, in confronto all'andamento tendenziale.