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Briciole di pane

Portualità e logistica, non c'è tempo da perdere

L'import container Nord Europa priva l'Italia di svariati miliardi di euro

Roma, 13 marzo 2015 - È la principale anomalia del nostro contesto logistico: molte, moltissime, merci destinate al mercato italiano approdano nei porti del Nord Europa anziché in quelli italiani. Se ne parla, da tempo, nei convegni specialistici (sottolineando, peraltro, come l’anomalia sia solo apparente. È, anzi, del tutto normale che i flussi di traffico tendano a configurarsi secondo parametri di efficienza; mentre il sistema-Italia presenta ancora tante, troppe, criticità e vischiosità). Adesso, sappiamo anche quanto ci costa. Uno studio della FEDESPEDI (Federazione Nazionale delle Imprese di Spedizioni Internazionali) di fine 2014, infatti, ha provato a fare un po’ di conti. Con risultati che non possono lasciarci indifferenti. Vengono importati nei porti del Nord Europa, ogni anno, circa 900 mila contenitori di merce destinata al nostro mercato, per un valore complessivo stimato di 27 miliardi di euro. Il che significa un mancato introito diretto, per l’Italia, di 6,4 miliardi di euro, di cui oltre il 60% sarebbe destinato allo Stato (dazi doganali e Iva); ma significa pure, elaborando alcune stime con metodologie scientificamente riconosciute, un indotto economico non attivato, per il tessuto imprenditoriale del Paese, di ulteriori 5,5 miliardi.


Insomma: la perdita di quote di traffico a vantaggio degli scali nordeuropei equivale, dal punto di vista dell’economia italiana, a un danno complessivo di più di 11 miliardi di euro. Comprensibile quindi, e condivisibile, l’importanza che il ministro Lupi attribuisce al Piano Strategico Nazionale della Portualità e della Logistica, in corso di definizione. Un Piano che dovrà essere, secondo le parole pronunciate dal ministro stesso in occasione della riunione degli Stati Generali del settore (il 9 febbraio scorso), non una generica dichiarazione d’intenti ma “una strategia molto chiara e definita”.


Pure perché, aggiungiamo, lo scenario mondiale non è conservativo: è in rapida evoluzione. Si va verso il raddoppio del canale di Suez. Con aumento del traffico e dei flussi di merci nel Mediterraneo: proprio davanti alle nostre coste. Senza immediati interventi di razionalizzazione dei processi decisionali, ottimizzazione del patrimonio infrastrutturale esistente e semplificazione amministrativa a partire dalle procedure di sdoganamento, i danni per l’economia italiana potranno essere ben maggiori di quelli, già preoccupanti, misurati da FEDESPEDI.

Carlo Sgandurra