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Briciole di pane

Project financing, molti bandi ma pochi «closing»

Ma contando i bandi il Pf è solo il 4%

Roma, 10 ottobre 2011 - Il project financing per la realizzazione di opere pubbliche (concessioni di costruzione e gestione) è cresciuto in Italia in termini di bandi fino a coprire in valore circa il 20% del mercato delle opere pubbliche. Tuttavia, in termini di numero, il Pf resta fermo al 3-4% del totale, ancora meno (1-1,5%) se parliamo di aggiudicazioni. E soprattutto in un confronto (dati Banca d'Italia) basato sui closing finanziari (contratti di finanziamento con le banche) l'Italia resta ancora molto indietro rispetto a Paesi come Gran Bretagna e Spagna, ma anche rispetto a Paesi dove il Pf è meno sviluppato come Francia e Germania. E soprattutto si scopre che il project è usato in Italia spesso come «zattera di salvataggio» di amministrazioni locali a corto di risorse, partorendo così gattini ciechi in termini di efficienza, corretta allocazione dei rischi, effettivi costi a regime per la Pa.

I DATI CRESME. I dati Cresme per l'Osservatorio Infopieffe (Unioncamere), presentati nei giorni scorsi nel convegno «Dieci anni di partenariato pubblico privato in Italia», considerano sia il Pf di opere pubbliche in senso stretto, le gare di concessione di costruzione e gestione (Cg), sia il partenariato pubblico-privato (Ppp), che oltre alla Cg comprende le concessioni di servizio e altre forme di Ppp come la partecipazioni dei privati alle Stu. Nelle concessioni di servizio, in forte aumento negli ultimi anni, rientrano — ad esempio — gli affidamenti per la gestione del servizio gas (con manutenzione e ampliamento della rete), la gestione di impianti sportivi (sempre con manutenzione), la gestione di strutture sanitarie. Faremo riferimento al primo aggregato, in quanto solo la costruzione e gestione è reale partecipazione del privato al finanziamento di nuove opere.

QUOTA DI MERCATO. La quota in valore è andata crescendo in modo significativo dal 2002 a oggi, con un primo salto negli anni 2005-2008, con percentuale media del 15-16%, e poi un ulteriore salto nel 2009-2011, con quota di mercato salita al 20-25 per cento. Tuttavia questi grandi numeri in valore sono fatti in gran parte da un ristretto numero di grandi opere, come le autostrade Anas in Pf, la linea D metropolitana di Roma, gli ospedali lombardi e veneti. E molte di queste gare non sono state mai aggiudicate (la Ragusa-Catania e la Ferrara-mare, ad esempio) e addirittura sospese (il metro D). Se invece consideriamo il numero di bandi, il project financing (gare di Cg) sono aumentate in modo molto più marginale, arrivando a rappresentare nel 2010 solo il 4% del mercato delle opere pubbliche, in leggero calo al 3,6% nei primi nove mesi del 2011. Il Cresme ha raccolto anche i dati sulle aggiudicazioni: come numero di bandi la quota di concessioni Cg — rispetto al mercato delle opere pubbliche (numero di aggiudicazioni) — è ancora più irrilevante rispetto ai bandi, intorno all' 1-1,5% negli ultimi anni. Come importo la quota è più rilevante, intorno al 20% negli ultimi tre anni, ma sempre più bassa rispetto ai bandi.

BANCA D'ITALIA. Le ricerche effettuate negli ultimi anni dalla Banca d'Italia, in collaborazione con l'Unità tecnica finanza di progetto (Presidenza del Consiglio) attenuano inoltre gli entusiasmi sul project financing che una superficiale lettura dei dati Cresme potrebbe indurre (considerando tutto il Ppp, fra l'altro, il Rapporto Infopieffe arriva a calcolare un 44% di mercato, in valore, rappresentato nel 2011 dal partenariato pubblico-privato). «Tra il 1990 e il 2009 — spiega Cristina Giorgiantonio, ricercatrice della Banca d'Italia e autrice degli studi sul Pf — in Europa sono stati realizzati con formule riconducibili al partenariato pubblico-privato contrattuale (Pppc), di cui la concessione di lavori pubblici rappresenta la modalità principale, 1.340 progetti, per un valore complessivo di 253.745 milioni di euro. Di questi il 67% è stato realizzato nel Regno Unito (53% del valore); il 10% in Spagna (12% in valore); il 6 e il 5% rispettivamente in Francia e in Germania (corrispondenti al 5 e al 4% del valore totale); in Italia solo il 2% (3% del valore)». «A parte alcune eccezioni (perlopiù relative ai trasporti e alla sanità) — prosegue Giorgiantonio — i progetti hanno dimensioni relativamente contenute (valore medio gare 2002-2010: 16,8 mln di euro, rispetto alla media di 123 milioni nel Regno Unito); spesso si tratta di interventi poco complessi o di opere fredde e con canoni non legati sufficientemente alla qualità del servizio discendente dalle stesse (inefficiente allocazione dei rischi)». «Infine — aggiunge la ricercatrice di Bankitalia — si registra un'elevata mortalità dei progetti: tra il 2002 e il 2010 meno della metà delle gare è giunta all' aggiudicazione». «Come ci rammentano i principali organismi internazionali — spiega la Giorgiantonio — il Ppp è uno strumento utile, ma da usare in modo appropriato. I vantaggi rispetto all'appalto tradizionale sono particolarmente rilevanti in caso di opere: 1) in grado di generare ricavi di mercato (cd calde); 2) di grandi dimensioni; 3) la cui costruzione e successiva gestione siano intrinsecamente correlate».

COMUNI OBBLIGATI. «Il Ppp — spiega Roberto Reggi, sindaco di Piacenza e vicepresidente dell'Anci con delega alle infrastrutture — è diventata con gli anni una scelta obbligata, a causa del patto di stabilità e i tagli ai trasferimenti. In sé è uno strumento positivo, ma attenzione: poche operazioni, rispetto a quelle lanciate, sono arrivate al traguardo».

Alessandro Arona (Fonte Il Sole 24 Ore - Edilizia e Territorio)