Project financing quasi fermo
Con un anno di ritardo lavori per 4,7 miliardi
Roma, 14 novembre 2011 – La legge del sistematico ritardo rispetto alle previsioni, di cui soffrono le grandi infrastrutture in Italia, non ha risparmiato le nuove tratte autostradali in project financing.
«Edilizia e Territorio» rinnova il monitoraggio completo sulle nuove autostrade in Pf fatto un anno fa (numero 43). Ecco quel che emerge.
Nel novembre 2010, dopo una serie di importatiti passi avanti, sembrava sicuro, entro la prima metà del 2011, l'avvio dei lavori sulla Pedemontana Veneta e sul 2° maxilotto di quella Lombarda, per un ammontare complessivo di 3,9 miliardi di euro (investimenti per 4,7). Per entrambe le opere, invece, la realtà parla di un ritardo di circa un anno, con l'avvio dei cantieri solo a inizio 2012. Anche per Tem c'è un ritardo di circa sei mesi, dovuto alle lentezze Cipe-Corte dei conti.
Un anno fa le stazioni appaltanti prevedevano l'avvio dei lavori nel 2012 per Cispadana (Regione Emilia Romagna), Cremona-Mantova e Broni-Mortara (Regione Lombardia). L'ultima opera è ancora impantanata nei ricorsi, mentre per le prime due (1,9 miliardi) le previsioni sono ora slittate al 2013. Proseguono comunque i cantieri (già avviati un anno fa) su Asti-Cuneo (dove sono però bloccati i lotti albesi, Brebemi e il 1° maxilotto della Pedemontana Lombarda. E siamo comunque alla vigilia, seppur ritardata, dell'avvio dei lavori che valgono complessivamente 4,7 miliardi di euro (Pedemontana Veneta, maxilotto 2 della Lombarda, Tem), pari a investimenti per 6,3 miliardi.
Più problemi si registrano invece per i piani economico-finanziari e per le opere non ancora aggiudicate. Sul primo fronte, mentre nel novembre 2010 era annunciato come vicino il closing per Brebemi e Pedemontana (il contratto di finanziamento con le banche), un anno dopo le due opere vanno ancora avanti con prestiti a breve (Brebemi) e utilizzato la quota di contributo pubblico (Pedemontana). In questi 12 mesi, tuttavia, Cassa depositi ha confermato il suo ruolo in entrambe le operazioni e ora la firma con le banche sembra davvero vicina, almeno per Brebemi.
Ricorsi, discussioni sul tracciato e l'incertezza legata al decreto infrastrutture, di cui si parla da maggio/giugno scorso, hanno invece sostanzialmente bloccato tutte le procedure in corso, nessuna delle quali ha fatto decisivi passi avanti.
Per quanto riguarda le opere non aggiudicate che necessitano di contributo pubblico - quelle cioè a cui si possono applicare i nuovi sgravi fiscali della legge stabilità - l'incertezza continuerà ancora per molto. Bisognerà attendere il previsto decreto del ministro dell'Economia (sempreché il nuovo Ministro condivida questa misura, voluta da Tremonti). E poi comunque le bozze di piani finanziari - elaborate dai promotori o messe a base di gara - dovranno essere riviste se si deciderà di sostituire i contributi pubblici con gli sgravi fiscali.
È chiaro infatti che in questo caso il concessionario dovrà coprire la quota mancante (finanziamenti pubblici a fondo perduto) con maggiori prestiti bancari. E tutta l'operazione dovrebbe comportare per il privato questi maggiori oneri: più oneri finanziari per il maggior debito; maggiore quota di debito e dunque più difficile bancabilità; incertezza sulla reale entità dei vantaggi (in valore assoluto) per l'intera durata della concessione (lo sgravio dipende infatti da quanto saranno gli utili lordi); "rischio regolatorio" (che lo Stato cancelli o riduca questi sgravi fiscali da qui a trent'anni).
Articolo di Alessandro Arona (Il Sole 24 Ore Edilizia e Territorio)