Pronti i primi 4,3 miliardi di project bond
Operativi dopo l'estate i finanziamenti della fase pilota
Bruxelles, 27 maggio 2012 – La Commissione stima che l'Europa dovrà investire nei prossimi anni fino a 2mila miliardi di euro per modernizzare le reti di energia, trasporto e telecomunicazione. Quanto potranno aiutare le obbligazioni a progetto che vedranno la luce a breve? Probabilmente non poco, appena l'iniziativa avrà superato la fase di rodaggio. Molti osservatori sono cauti sul successo immediato di questi nuovi strumenti finanziari, fosse solo a causa di cifre per ora limitate.
L'approvazione definitiva dei project bond (come vengono chiamati in inglese) da parte del Consiglio e del Parlamento è ormai questione di settimane, entro la pausa estiva. Il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ha avvertito mercoledì che il benestare è «urgente». L'obiettivo è di sostenere la domanda europea attraverso uno strumento finanziario che dovrebbe associare denaro privato e aiuti pubblici, compensando il calo del credito bancario e della spesa statale.
La commissione Bilancio del Parlamento europeo, comunque, dovrebbe approvare il pacchetto legislativo contenente le obbligazioni a progetto giovedì prossimo. Un voto in plenaria è previsto nella prima settimana di luglio, seguito dal benestare definitivo dei Governi. I project bonds non sono strumenti nuovi. Secondo una ricerca della banca inglese Hsbc, il valore dei titoli di questo tipo a livello mondiale e relativi al solo settore del cambiamento climatico è di circa 175 miliardi di dollari.
Per la fase pilota al nastro di partenza, la Commissione ha messo a disposizione 230 milioni di euro, che attraverso prestiti e garanzie parziali potranno mobilizzare investimenti per 4,3 miliardi di euro. Il sistema prevede che le autorità comunitarie, oltre alla Commissione è coinvolta anche la Banca europea degli investimenti, prestino una data somma di denaro alla società incaricata di un progetto infrastrutturale. La società emetterebbe quindi obbligazioni, che grazie al sostegno europeo godrebbero di rating attraenti.
Interpellato nei giorni scorsi, il portavoce dell'esecutivo comunitario Olivier Bailly ha spiegato che da qui alla fine del 2013 i primi project bond potrebbero finanziare tra cinque e dieci progetti infrastrutturali. La Commissione ha deciso che le obbligazioni potranno essere utilizzate solo per specifici progetti nel campo dei trasporti, dell'energia e della banda larga, concentrandosi in particolare sulle connessioni tra le diverse reti nazionali.
In un documento pubblicato nell'ottobre scorso, la Commissione aveva fatto un elenco di piani infrastrutturali, oggetto di possibili project bond. In Italia spiccavano la costruzione di piattaforme multimodali tra Venezia e Ravenna, l'ammodernamento di reti ferroviarie - come la Milano-Brescia, la Messina-Palermo o la Genova-Milano - e i collegamenti delle reti elettriche transnazionali, soprattutto per convogliare in tutta Europa l'elettricità prodotta dalle nuove fonti rinnovabili.
La fase operativa della selezione dei progetti scatterà con il via libera politico. Spiega la Commissione: «Visti i tempi stretti, ci concentreremo sui progetti dove l'offerta o il processo di finanziamento sono già in fase avanzata o per i quali c'è bisogno di un rifinanziamento dopo la fase della costruzione». La somma di 230 milioni è minima perché il progetto è pilota, valido per il periodo 2012-2013. La Commissione ha già chiesto però che nel bilancio comunitario 2014-2020 siano riservati 50 miliardi di euro.
Convinta del successo dell'iniziativa, la stessa Bei si sta già preparando per la fase successiva, quando il denaro a disposizione sarà molto maggiore. La banca lussemburghese, che nei fatti è il braccio finanziario dell'Unione, ha già preso contatto con le autorità nazionali, responsabili degli appalti pubblici, per riflettere sulle diverse opzioni finanziarie. La speranza è di attirare non solo investitori europei, ma anche investitori nordamericani e fondi sovrani.
Tuttavia, avvertiva questa settimana Caryn Trokie, analista di Fitch Ratings a New York: «Non sarà facile per le obbligazioni a progetto compensare il buco creditizio lasciato dalle banche, almeno a breve. Pensiamo che l'appetito degli investitori possa essere ostacolato per una mancanza di esperienza storica in Europa per questo genere di strumento e per l'assenza di punti di riferimento per quanto riguarda i prezzi». La fase pilota servirà appunto alle imprese e agli investitori per familiarizzare con il nuovo strumento.