Rapporto Svimez: infrastrutture, logistica ed energia per la crescita del Mezzogiorno
Roma, 26 settembre 2012 – Un Mezzogiorno a rischio desertificazione industriale, dove i consumi non crescono da quattro anni e con una disoccupazione reale che supera il 25%. E’ l’allarme che emerge dal Rapporto SVIMEZ sull'economia del Mezzogiorno 2011 presentato oggi a Roma. Un trend negativo che, secondo l’Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, potrebbe essere invertito puntando su politiche infrastrutturali e logistiche e sulla politica energetica.
Nel rapporto si sottolinea infatti che “il rafforzamento e il completamento delle reti infrastrutturali e logistiche può favorire il processo di integrazione del sistema produttivo meridionale nel mercato internazionale, cogliendo le opportunità di nuovi scambi con le aree del mondo caratterizzate da una maggiore crescita della domanda. Inoltre, l'opportunità che può offrire il Mezzogiorno per la produzione energetica tradizionale, alternativa e rinnovabile, costituisce un importante fattore localizzativo per imprese nazionali e estere, e al tempo stesso un campo per innescare un circuito virtuoso di innovazione tecnologica”.
In materia di infrastrutture per assicurare una ripresa dello sviluppo, osserva Svimez nel rapporto, è necessario “il rilancio degli investimenti pubblici, come sta avvenendo sia negli Stati Uniti che nell'Unione europea, in particolare in Germania". Dallo studio emerge infatti che la politica infrastrutturale continua a perdere terreno e ad essere caratterizzata da una logica emergenziale, con la spesa costantemente in calo. Nel periodo 2004-2011 la spesa in conto capitale per investimenti pubblici ha registrato una riduzione del 13,8%, in percentuale sul Pil dal 2,8% al 2,1%. Secondo quanto previsto dal Def (Documento di economia e finanza), tra il 2012 e il 2015 diminuirà ulteriormente, dal 2% all'1,7% sul Pil. In particolare, gli investimenti pubblici delle Regioni, Province e Comuni, a fine 2011, si sono ridotti del 3,9% sull'anno precedente (-1,1 miliardi), calo che si aggiunge a quello ancora più consistente del 2010, pari al 14,1% (-4,1%). L'auspicio Svimez è che l'avvio della spending review riesca a recuperare, almeno nel medio termine, adeguati margini di investimento nell'ambito della spesa pubblica a cui collegare obiettivi di crescita, e non si risolva soltanto in una necessaria riduzione delle imposte.
A livello territoriale, dove l'infrastrutturazione è basata sull'attuazione dei programmi finanziati dai Fondi europei e dalla programmazione di sviluppo regionale, l'avvio del Piano di Azione Coesione può rappresentare - secondo il Rapporto Svimez - una risposta efficace anche sul piano delle concretezza e del metodo, perché velocizza e razionalizza la spesa delle risorse.In particolare, per le opere infrastrutturali il costo degli interventi inclusi nel Piano Azione e Coesione è di 6,7 miliardi.
Un elemento strettamente connesso a quello delle infrastrutture è la logistica, perché , analizza l’Associazione, può condurre il sistema produttivo e distributivo meridionale al raggiungimento delle condizioni minime efficienti, quantitative di scala e qualitative in termini di affidabilità, rapidità e flessibilità, per competere sui mercati globali.
Infrastrutture e servizi logistici efficienti, integrati con le reti infrastrutturali di regioni e paesi del Mediterraneo - come scritto nel Rapporto - rappresentano lo strumento attraverso il quale il territorio meridionale italiano può realmente rappresentare un'area strategica di operatività logistica a servizio del nostro Paese e come territorio di concentrazione e smistamento di traffico lungo le direttrici Asia-Europa e Asia-Medio Oriente-Nord Africa. Il Mezzogiorno può diventare un territorio crocevia di traffici ma deve adeguarsi ai rapidi cambiamenti che impone la globalizzazione.
Oggi, infatti, manca quasi del tutto al Sud una strategia di sviluppo basata sulla riduzione del costo totale logistico e sulla generazione di rendimenti di scala crescenti, attraverso l'offerta di servizi completi di cui hanno bisogno le attività produttive e distributive per affrontare la sfida dei mercati. Per raggiungere questo obiettivo è sempre più necessario potenziare la specializzazione di filiera di alcuni poli, soprattutto costieri e aperti al trasporto marittimo, per connettere le diverse infrastrutture presenti sul territorio.
Il Rapporto Svimez ha individuato nove "Aree Vaste" che mostrano potenzialità di sviluppo attraverso la loro trasformazione in Filiere territoriali logistiche (Ftl) e sono: Abruzzo meridionale, Basso Lazio Alto Casertano, Area Torrese-Stabiese Nocerino Sarnese, Area pugliese, Piana di Sibari e Metapontino (Sicilia orientale e occidentale e Sardegna settentrionale e meridionale).
Dunque Svimez propone le Ftl come strumento per sistematizzare interventi integrati di politica industriale e della logistica nello sforzo di ridurre il divario infrastrutturale del sistema meridionale che pesa anche sui settori di eccellenza presenti al Sud.
La politica energetica è un’altra delle principali vie di sviluppo economico del Mezzogiorno in grado di attivare processi virtuosi di crescita nel campo della ricerca, dell'innovazione e di nuove specializzazioni manifatturiere e terziarie, che favoriscano l'arricchimento della filiera produttiva nazionale.
Non c'è dubbio – si legge nel Rapporto - che il Sud possa e debba rappresentare il territorio principale del Paese nel campo delle risorse energetiche sotto un duplice profilo:
1) enormi potenzialità offerte dalle energie rinnovabili "nuove" (solare, eolico e biomasse) e "tradizionali", come la geotermia;
2) la possibilità di sviluppo a livello nazionale delle fonti fossili, in particolare del petrolio.
Puntare sullo sviluppo delle fonti energetiche, sia fossili che rinnovabili - secondo il Rapporto - non è importante solo per il Sud ma può rappresentare l'occasione per contribuire al conseguimento di obiettivi energetici, strategici per tutta l'Italia.
Per quanto riguarda le fonti fossili, il giacimento petrolifero della Val d'Agri, in Basilicata, il più grande
d'Europa sulla terraferma, con i suoi 104.000 barili al giorno a regime rispetto agli 85.000 attuali, è di indubbio interesse strategico a livello nazionale. A fine 2011 la Regione aveva contribuito per circa il 71% alla produzione italiana di greggio.
Sul fronte delle energie rinnovabili il Mezzogiorno presenta un vantaggio competitivo rispetto al Centro-Nord dovuto all'esistenza di un rilevante "potenziale rinnovabile", per l'irraggiamento solare, il vento e le biomasse. Infatti, al Sud viene prodotto circa il 66% di tutta l'energia italiana generata da queste 3 fonti.
Lo sfruttamento di questo enorme potenziale – secondo Svimez - richiederebbe un adeguato supporto dello Stato a sostegno degli elevati investimenti necessari. Investimenti che, in una prospettiva di lungo periodo, risulterebbero però certamente redditizi, rappresentando un importante volano economico per l'Italia e per il Sud.