Renzi all'Ue: gli investimenti fuori dai patti di stabilità
Il Premier portavoce delle richieste della Conferenza delle Regioni
Roma, 21 marzo 2014 - Quasi ventidue miliardi di euro da spendere entro il 2015: 8 miliardi di fondi europei, per la parte cofinanziata dall’Italia, e circa 14 miliardi di fondi nazionali ex Fas per le aree depresse. È questa la cifra che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a Bruxelles per il Consiglio Europeo, vorrebbe liberare dal Patto di Stabilità interno.
Escludere 22 miliardi dal tetto di spesa che Comuni e Regioni devono rispettare per far rientrare l’Italia nei parametri europei del 3%, consentirebbe di sistemare le scuole, rifare le strade, prevenire i dissesti idrogeologici e dare il via a centinaia di cantieri per creare occupazione e favorire la crescita.
La richiesta all'Ue mutua l’istanza delle amministrazioni regionali ribadita ieri in un documento della Conferenza delle Regioni portata all'attenzione del Governo durante l'incontro a Palazzo Chigi. "E' fondamentale affrontare in tempi rapidi il tema del patto di stabilita' - è scritto nel documento - rivedendo i vincoli europei e nazionali, in modo da consentire l'attivazione di investimenti sui territori. In particolare, occorre escludere dal patto le spese per investimento finanziate senza debito e con risorse autonome, quelle relative agli investimenti strategici ovvero obbligati, quali quelli per la prevenzione del dissesto idrogeologico, e le risorse del cofinanziamento nazionale per la programmazione 2014-2020, comprese le risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (Fsc, ex Fas), e quelle gestite tramite il Piano di Azione Coesione (Pac)".
Secondo i governatori, poi, bisogna rivedere il riparto tra le Regioni superando definitivamente il criterio della spesa storica.
Per quanto riguarda invece la programmazione dei Fondi Ue 2014-2020, occorre confermare l'impianto dell'Accordo politico con il precedente Governo; le Regioni sono pronte a concordare, in caso di mancata spesa dei fondi, modalita' di intervento sostitutive delle diverse amministrazioni responsabili.
Per quanto riguarda l'impostazione della nuova programmazione, e' da definire al piu' presto con il concorso delle Regioni: l'attuazione di chiari e mirati obiettivi strategici; metodi centrati sui risultati attesi definiti come obiettivi concreti e specifici di sviluppo e di miglioramento della qualita' di vita dei cittadini; puntare al rilancio del Mezzogiorno; programmazione delle risorse, dei contenuti e delle finalita' di Programmi operativi nazionali (PON); servono certezze relativamente alla programmazione del Fsc; occorre chiudere il riparto tra Regioni con chiavi da concordare; ammodernamento e potenziamento infrastrutturale e della rete idrica e della relativa governance.
Vanno inoltre esaminate altre tematiche, sia di carattere generale che piu' specifico, il cui approfondimento va messo in agenda nelle prossime settimane. In particolare relativamente al trasporto pubblico locale; alle politiche attive del lavoro; al rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga; all'accesso al credito; al sostegno del sistema di edilizia residenziale pubblica; alla messa in sicurezza del territorio.
Occorre infine arrivare - chiude il documento - alla definizione di un quadro normativo dei rapporti finanziari fra i livelli diversi di Governo certo e stabile anche attraverso la ripresa dei lavori della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica.
Riforme: Regioni e Comuni, piu' forza ad Autonomie
Regioni e Comuni plaudono la scelta del Governo Renzi di trattare in un unico contesto di riforma e in un solo testo normativo la trasformazione del Senato e la riscrittura del Titolo V della Costituzione, ma vogliono contribuire alla stesura del nuovo testo, perche', come ha sottolineato il presidente dell'Anci, Piero Fassino, "siamo un alleato, non un interlocutore del Governo per le riforme istituzionali".
Quanto invece alla richiesta delle Regioni di reinvestire le risorse ottenute dalla Spending review in sanita' nel settore stesso, Renzi ''e' stato prudente'' e dara' una risposta ''nei prossimi giorni'', ha riferito il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani.
Il grande banco di confronto e' stata comunque la bozza di ddl costituzionale messa a punto dal Governo: Regioni e Comuni lavoreranno gia' dalle prossime ore con il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi per giungere, nel giro di una settimana, ad una sintesi che accontenti tutti.
Da Regioni e Comuni arriva la richiesta che il nuovo Senato sia "espressione autorevole delle istituzioni territoriali" e sul tema delle modifiche al riparto delle competenze tra Stato e Regioni: se le stesse Regioni "ritengono opportuno un alleggerimento dell'elenco delle materie concorrenti e un corrispondente rafforzamento delle competenze statali esclusive, per esempio in materia di energia, grandi infrastrutture, reti di trasporto", dall'altro questa revisione "non puo' tradursi in un puro e semplice riaccentramento in capo allo Stato".