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Briciole di pane

Reti strategiche per crescere

Infrastrutture. Convegno della Fondazione Italianieuropei

Roma, 13 novembre 2011 - Alleanza pubblico-privato per realizzare le grandi infrastrutture. Una selezione delle priorità, abbandonando interessi localistici e di parte. Ma, soprattutto, la scelta strategica di puntare sul rilancio del manifatturiero, unico settore con l'agricoltura a poter garantire occupazione diretta e sviluppo delle attività collegate, nei servizi come nella finanza.

È la ricetta di alcuni dei principali attori dell'economia nazionale, imprenditori e manager, che ieri hanno partecipato alla tavola rotonda sul tema "Le reti che fanno crescere l'Italia", organizzata dalla Fondazione Italianieuropei e dall'associazione Romano Viviani, al teatro Niccolini di San Casciano Val di Pesa, paese del Chianti fiorentino il cui sindaco, il democratico Massimiliano Pescini, negli ultimi mesi si è battuto con successo per consentire la realizzazione del nuovo stabilimento di Laika (gruppo Hymer), in stand-by da dieci anni.

«La ripresa passa dall'industria, che ha bisogno di infrastrutture mirate», dice Roberto Colaninno. Per il presidente e maggiore azionista di Alitalia e Piaggio servono scelte strategiche. «È indispensabile decidere che Paese vogliamo e agire di conseguenza - dice - sapendo che gli Stati Uniti hanno scelto di puntare nuovamente sul manifatturiero e, una volta che tra breve avranno raggiunto anche l'autonomia energetica, torneranno a essere la locomotiva del mondo. Personalmente - aggiunge - penso che anche l'Italia debba concentrare gli sforzi sulle fabbriche e le reti infrastrutturali funzionali alla loro crescita e al rilancio dell'occupazione».

Mauro Moretti, ad delle Ferrovie, lancia l'allarme sul trasporto locale («mancano 1,5 miliardi e solo a Milano servirebbe il 50% di offerta in più per convincere la gente a usare i mezzi pubblici») e auspica una selezione intelligente delle opere da fare. «La priorità in campo ferroviario sono i nodi metropolitani, Roma e Milano in testa - spiega -. Noi investiremo 27 miliardi di cui 10 in autofinanziamento, ma le grandi città devono essere in grado di assorbire il flusso di viaggiatori, altrimenti è inutile».

Nei prossimi dieci anni, Terna si prepara a investire 7,5 miliardi sulla rete, per «mantenere il sistema al passo con la rivoluzione energetica, tecnologica e ambientale», annuncia l'ad Flavio Cattaneo. Mentre l'amministratore delegato del fondo Fai, Vito Gamberale, evidenzia i limiti delle infrastrutture italiane nella «frammentazione e nelle carenze» e lancia l'idea di un fondo trentennale greenfield pubblico-privato, con 3-5 miliardi di dotazione, per far ripartire i grandi investimenti nel settore.

Per il presidente di Italianieuropei, Massimo D'Alema, l'Italia ha la «possibilità di diventare un grande hub europeo del gas. Ma la politica torni al suo ruolo di classe dirigente - dice l'ex presidente del consiglio - e abbandoni il populismo che è stato il vero dramma nazionale di questi anni». Meno sondaggi e più scelte strategiche.

Cesare Peruzzi (fonte: Il Sole 24 Ore)