Flash news Infrastrutture:
 
 

Briciole di pane

"Ridateci la dignità di essere progettisti". L'appello dell'Oice in tema di modifica della normativa sugli appalti pubblici

Nuova centralità del progetto e stop alla progettazione interna della PA

Roma, 6 giugno 2014 - Il rilancio del settore dell’ingegneria e più in generale delle costruzioni non può prescindere dalla riaffermazione del principio della centralità del progetto e del progettista, essenziale ai fini del perseguimento degli obiettivi di qualità dell’intervento e di efficienza della spesa pubblica. Questo è uno dei principali elementi emersi con vigore nella giornata di ieri, in occasione del convegno organizzato dall’Oice, l’Associazione delle società di ingegneria e di architettura, aderente a Confindustria, durante il quale sono stati analizzati i vincoli che frenano lo sviluppo del settore ed il valore e la capacità di traino dell'ingegneria e dell'architettura per l'intero comparto delle costruzioni in Italia e all'estero. Tutto questo alla luce del dibattito sulla riforma degli appalti pubblici.
 

 

La riaffermazione del ruolo centrale del progetto porta con sé, come ha sottolineato Patrizia Lotti, Presidente dell’Oice, la necessità di redistribuire e ridefinire i ruoli di ciascun stakeholder nell’ambito della progettazione. “E’ importante ai fini dell’investimento pubblico che ciascuno svolga il suo ruolo. Io parto dall’Università, che deve formare, la Pubblica Amministrazione deve programmare – e per programmare intendo immaginare lo sviluppo infrastrutturale nei decenni- e deve controllare. Al progettista spetta la concezione del progetto, che è non solo tecnica ma anche di inserimento del territorio”. Una figura quest’ultima che è fondamentale tutelare, al fine di non compromettere la qualità delle opere e di non dilatare i tempi di realizzazione delle stesse; “Il progettista, nell’ambito dei giusti vincoli disposti dalla Pubblica Amministrazione, deve essere libero, non deve essere condizionato da un pagamento delle sue prestazioni faticoso o addirittura, oserei dire, mortificante.” continua l’Ingegnere Lotti, prima di concludere con un appello diretto alle istituzioni “Ridateci la dignità di essere progettisti, ridatecela per poter consentire all’Italia di riprendere il suo posto nel mondo”.

 


Il dibattito tenutosi ieri ha coinvolto, come era prevedibile, anche le questioni relative ai recenti scandali sugli appalti pubblici. Si è evidenziato come le disfunzioni e le opacità del mercato degli appalti pubblici producano gravi danni di natura economica e di immagine per il paese; a questo proposito, il presidente della commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, Ermete Realacci, ha espresso in modo deciso la sua condanna agli episodi di corruzione dichiarando: “Quanto accaduto per Expo Milano e ancora per il Mose di Venezia è tremendo, dal punto di vista dell’onore e della forza del nostro paese. Io penso che le persone colpevoli debbano essere processate per tradimento, tradimento dell’idea di Italia, tradimento dell’onore dell’Italia, e che tutti, anche le società rappresentate in questo convegno, debbano assumere dei codici di deontologia molto rigidi, per cui chi adotta metodi illeciti viene espulso”.

 


Presente all’appuntamento anche Sergio Santoro, presidente dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, il quale, in accordo con quanto proposto dall’Oice, ritiene che la centralità del progetto sia fondamentale per consentire un’amministrazione consapevole ed efficiente della spesa pubblica. Ha riferito Santoro: “Il progetto è l’elemento centrale della spending dei lavori pubblici; risparmiare sui lavori pubblici significa soprattutto avere dei buoni progetti, perché dal progetto fatto male poi nascono quegli aumenti di prezzi che sono realizzati a volte anche in modo surrettizio”. Il presidente dell’Autorità di vigilanza ha poi risposto, se non altro indirettamente, a quanti si sono chiesti come mai l’AVCP non sia intervenuta prima sui fatti d’attualità, nonostante le dinamiche coinvolte fossero risapute. In tema di repressione della corruzione, infatti, secondo Santoro, “la prima parola va data alla Magistratura, che evidenzia la corruzione il 99,9 percento delle volte. Ci sono poi altre evidenze che vengono portate dall’attività di vigilanza. Ma l’attività di vigilanza da sola non è sufficiente”.
Appare dunque evidente come l’occasione costituita dal recepimento delle direttive europee debba essere sfruttata al meglio per ridefinire il sistema degli appalti e ridare così slancio al settore delle costruzioni nel suo complesso; un quadro normativo che non lasci spazio a zone d’ombra è indispensabile per generare un sistema efficiente ed in grado di prevenire fenomeni di corruzione dannosi ed invalidanti per il nostro paese.
 

Chiara Natalini