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Briciole di pane

Ripresa, Unioncamere indica la strada: Il Meridione punti sul Mediterraneo

Il presidente Dardanello: diventi il perno della logistica europea

Roma, 23 aprile 2012 – Crisi e recessione non incrinano il suo ottimismo sulle possibilità di riscatto economico del Sud. «Noi siamo seduti su una portaerei al centro del Mediterraneo che ha gettato l'ancora in attesa di salpare», spiega affidandosi all'efficacia della metafora della navigazione il presidente nazionale di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. E lo fa dalla Puglia dove ha fatto tappa per l'Euro&Med Food (Foggia) e per un convegno (a Lecce) sulle proposte della Camera di commercio per lo sviluppo del Mezzogiorno.
Presidente Dardanello, l'Africa e i Paesi del vicino Oriente possono diventare un'opportunità?
«Io sono convinto che il Mediterraneo sarà il futuro sul quale noi dobbiamo intraprendere tante delle nostre sfide».
Quali sono le vostre proposte perché il Sud possa recitare un ruolo importante in questo scenario?
«Teniamo presente che generazioni che hanno davanti un grande futuro sono a poche centinaia di chilometri dal nostro Sud. C'è tutta l'immensa area del Nord Africa con 150 milioni di giovani che dovranno crescere e magari aiuteranno a crescere anche noi».
I tempi sono maturi per tutto questo?
«Non lasciamoci mangiare il naso da qualcun altro che intelligentemente ha già intravisto in quelle aree una grande vocazione alla crescita. E non parlo solo dei nostri amici europei, ma anche della Cina. Se noi riusciremo a capire questo tipo di opportunità, il Sud avrà qualche chance in più per il fatto stesso che è più vicino e ha una cultura forse anche più comune ai Paesi del Mediterraneo. Oltre che rapporti di interscambio storici».
Cosa devono fare regioni come la Puglia, la Campania, la Basilicata, la Calabria e la Sicilia per prepararsi alle nuove sfide?
«Devono diventare il punto più importante della logistica europea. Tra l'altro mi auguro che nei prossimi anni Suez sia pure raddoppiato come Panama. Tutti i grandi processi transiteranno dal Mediterraneo e vorrà dire che il nostro sarà terreno fertile per la logistica, per i trasporti, per la distribuzione delle merci all'interno del mercato europeo, senza che queste debbano andare a Rotterdam o ad Anversa e poi ritornare su gomma con un allungamento di tempi e un aggravio di costi che oggi non sono più proponibili all'interno di un'economia che voglia essere competitiva».
Il Sud, però, si deve infrastrutturare per poter recitare un ruolo importante in questi processi.
«Certo, ma lo deve fare tutto il nostro Paese. Noi, in una logica di parametrazione con altre nazioni avanzate, siamo fanalino di coda e non solo al Sud, anche al Nord».
Cosa frena lo sviluppo del Mezzogiorno?
«È una questione culturale e di scelte strategiche, ma c'è anche dell'altro: ogni volta che si vuole fare un'infrastruttura sono più quelli contro che quelli a favore. Lo vediamo nel balletto sulla Tav che, invece, si deve costruire altrimenti creiamo marginalità a livello europeo».
E il Sud non rischia la marginalizzazione visto che negli ultimi anni il gap con il Nord è cresciuto? L'alta velocità finisce a Salerno e il divario con il Settentrione si va allargando anche su altri fronti come strade, ospedali, scuole.
«Credo che lo Stato non possa non scommettere sul Sud che è la risorsa più importante a nostra disposizione, quella che ha più margini di crescita. Sono stato all'Euro&Med Food di Foggia e ho visto tanti buyer di tutti i continenti affascinati dalle cose che noi sappiamo fare, attratti dal nostro brand e dalla qualità italiana che si produce in grandissima quantità. In questi anni la nostra piccola impresa, anche se ha lavorato in modo un po' soffocato, è riuscita a produrre qualità e a mettere sul mercato prodotti a grande valore aggiunto. Ho visto compratori provenienti da tutto il globo sfogliare riviste turistiche e rimanere affascinati».
Il turismo per le regioni del Sud può essere una vera risorsa?
«Sì. È qualcosa che non è taroccabile, mentre tre quarti della produzione mondiale nel settore agroalimentare legata al Made in Italy è taroccata. La provincia italiana è un valore aggiunto inestimabile, ecco perché una delle cose che vorrei è far conoscere l'Italia agli italiani: sarebbe una grandissima operazione economica perché permetteremmo alla nostra gente di restare in Italia per fare le vacanze anziché portare risorse in qualche angolo del mondo».
Le aziende soffrono, soprattutto al Sud, per le difficoltà di accesso al credito e a essere più penalizzate sembrano essere le microimprese.
«In Italia il 96 per cento delle imprese hanno meno di dieci dipendenti e questa presenza è ancora più marcata al Sud. Certo che senza le risorse economiche manca l'ossigeno per poter respirare in una fase congiunturale come quella che stiamo vivendo. Il sistema camerale con Assoconfidi ha sottoscritto un protocollo d'intesa per sostenere le piccole imprese. L'anno scorso abbiamo erogato 120 milioni di euro messi a disposizione dei Confidi, ma ce ne vorrebbero molti di più. Vorremmo sollecitare le istituzioni, a cominciare dalle Regioni, e persino le fondazioni bancarie affinché offrano al sistema economico parte delle loro risorse per facilitare la ripresa. Propongo una cooperazione forte tra sistema delle Camere di commercio, fondazioni bancarie e Regioni. Queste ultime potrebbero mettere in campo un grande fondo per assistere i giovani che nonostante le difficoltà continuano a credere nell'impresa anche come scelta di vita personale».
Lei è ottimista?
«Si dice che un pessimista è un ottimista con esperienza. Ebbene, io ho fatto tanta esperienza negli anni passati e da ottimista posso diventare pessimista leggendo i numeri, ma poi prevale l'ottimismo perché vedo che questo Paese sicuramente non ha eguali al mondo».

Antonio Della Rocca (fonte: Il Corriere del Mezzogiorno Economia)