Sblocca Italia: Architetti, ancora tempi lunghi e costi alti per i permessi edili
Il Parlamento reintroduca il regolamento edilizio nazionale
Roma, 24 settembre 2014 - "L'Italia è al 112simo posto su 185 Paesi per numero di procedure, tempi e costi necessari per poter avere un permesso in edilizia con una Germania che si colloca al 12simo posto e dove perfino la Grecia occupa una posizione migliore della nostra". Così il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori.
"Se poi guardiamo la classifica dei tempi necessari ad avere un permesso -avverte- è la debacle: siamo al 151simo posto, in fondo alla classifica. Il Regno Unito autorizza un progetto in 88 giorni, gli Usa in 91, la Germania in 97 giorni e noi in 233".
"Sono questi i dati contenuti in una ricerca della Banca mondiale -rileva il Consiglio nazionale- che i parlamentari, che stanno per procedere alla conversione in legge del decreto 'Sblocca Italia', devono tener ben in evidenza perché essi danno il quadro plastico e la spiegazione razionale delle ragioni per cui in Italia l'edilizia è crollata, le banche non fanno credito ai progetti e i grandi investitori vanno altrove".
"E' più che urgente cambiare subito -rimarca- questa inaccettabile situazione, se vogliamo davvero rimettere l'Italia sui binari dello sviluppo, avendo tutti ormai molto chiaro che le lungaggini burocratiche non hanno garantito né la salvaguardia dei territori né la fine dell'abusivismo edilizio, anzi".
"Lo 'Sblocca Italia' diventando legge -fa notare il Consiglio nazionale degli architetti- può superare i problemi formali di contenimento legislativo dei decreti legge, ed è perciò strategico per intervenire con un approccio assai più profondo e riformista di quanto abbia potuto fare il governo".
"Per esempio reintroducendo il regolamento edilizio nazionale elenca- maggiori responsabilità della Pa inerte, limiti temporali all'autotutela della Pa e ai diritti di terzi. Tre mesi, con certezza del diritto, sono un tempo più che sufficiente per dire di sì o di no a un progetto: in caso contrario l'industria edilizia affonderà definitivamente (750 mila occupati in meno) e con essa l'Italia, considerato che il settore vale circa il 15% del pil nazionale".