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Briciole di pane

Sciogliere i nodi logistici. Con urgenza

Interessante e approfondito lo studio SRM, rispetto anche ai case studies presi in esame

Roma, 20 novembre 2013 - Questa testata ha già ospitato un ampio resoconto del Convegno sulla logistica, svoltosi il 15 ottobre scorso presso il Banco di Napoli (vedi l'articolo) e la contestuale presentazione dello studio SRM (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno) “Logistica e sviluppo economico”. Abbiamo riportato i dati fondamentali che caratterizzano il settore: numeri e percentuali che indicano come l’Italia sia solo al 24° posto nel ranking mondiale, per performance logistica, sulla base degli indicatori elaborati dalla World Bank; presenti un costo della logistica più alto dell’11% rispetto alla media europea; sconti al riguardo un onere, per il sistema imprenditoriale, stimabile in circa 12 miliardi l’anno.
Attualmente, è on line lo studio SRM completo (vedi il rapporto). Si tratta di 258 pagine di notevole impatto scientifico e metodologico. Che definiscono e analizzano quattro pilastri della logistica (competitività del sistema logistico italiano; efficienza ed efficacia delle infrastrutture; relazioni logistiche tra Italia e Area Med; politiche di coesione), riuscendo a presentarla non come un settore a sé stante ma come un vero e proprio vital cog per l’economia del nostro Paese. Sulla base di un assunto di fondo: quello per cui una strategia orientata a mettere la logistica al servizio delle imprese è presupposto indispensabile per incentivare economia e occupazione nel territorio, e non può non esplicitarsi da un lato nello sviluppo di una cultura della logistica nell’ambito del tessuto industriale italiano (costituito per lo più da imprese medio-piccole) e, dall’altro, in un sistema dei trasporti nazionale configurato in chiave logistica.
Sono meritevoli della massima attenzione, nell’ambito della ricerca SRM, i numerosi case studies finali. Realizzati con un approccio “dal basso”, partendo, cioè, da interviste con i principali player del settore (associazioni di categoria nazionali e della finanza, imprese nazionali ed estere, operatori di filiere specifiche), offrono un quadro prospettico di assoluto interesse. Cosa, del resto, ben nota ai redattori di quello strumento programmatorio di ampio respiro che è stato, ed è, il Piano Nazionale della Logistica. Anch’esso concepito sulla scorta di centinaia d’incontri svoltisi su tutto il territorio nazionale.
Uno degli ultimi case studies della raccolta è intitolato “Competitività ed efficienza della supply-chain: un’indagine sui nodi della logistica in Italia”. E’ la sintesi di interviste svolte presso un selezionato campione di spedizionieri. Ne emerge un lungo elenco di criticità: inaffidabilità complessiva del comparto ferroviario, che costringe a un uso del trasporto stradale superiore a quello desiderabile; congestionamento dei nodi di Milano, Bologna, Genova; insoddisfacenti allacci delle aree portuali alla viabilità ordinaria; eccessiva frammentazione sul territorio dei centri logistici; scarsa integrazione dei sistemi ICT, con conseguenze negative sul trattamento complessivo del ciclo della merce e sulla tracciabilità delle spedizioni (il che, peraltro, non è soltanto un’indicazione di ‘policy’ verso il decisore pubblico: è anche, e prima di tutto, un’amara constatazione sulla scarsa incisività delle molte Associazioni di categoria).
Criticità, nel complesso, non sconosciute. Fa un certo effetto leggerle tutte di fila, in rapida successione, in un documento di questa natura. Che si chiude con un paragrafo meritevole di trascrizione integrale: “Una considerazione trasversale che emerge dall’insieme dei contatti intercorsi con gli operatori è la seguente. Il settore della logistica e dei trasporti è una realtà complessa e articolata, che può e deve essere analizzata in dettaglio, prendendo a riferimento individualmente le diverse modalità di trasporto e le rispettive peculiarità e criticità. L’efficienza complessiva del sistema, però, fa perno in misura determinante sulle interconnessioni tra le diverse modalità di trasporto (ossia, sulla capacità di sviluppare un autentico sistema intermodale) e sulla capacità del Paese di considerarlo, programmarlo e gestirlo come un ‘tutto unitario’, alla stregua di quanto avviene in realtà estere più efficienti.” Non c’è bisogno di aggiungere altro. C’è, semmai, urgenza di fare.
 

Carlo Sgandurra