Sorpasso di Astaldi su Impregilo
Roma, 6 giugno 2011 - Il dato saliente del primo trimestre 2011 è l'avvenuto sorpasso di Impregilo da parte di Astaldi. La prima praticamente non cresce, facendo comunque meglio che nel 2010 quando il fatturato era sceso del 24,2% (con caduta dalla 25' alla 30' posizione nella classifica europea). Astaldi invece, nel primo trimestre cresce di un ulteriore 10,1%.
Entrambe quotate in Borsa, Impregilo è "contendibile" e attraversa una fase di particolare incertezza per l'indebolimento di uno dei tre soci di maggioranza relativa: il gruppo Ligresti. Inoltre sconta una forte esposizione all'estero, l’82% nel primo trimestre a fronte del 78% nell'esercizio precedente. Astaldi è invece meglio posizionata in Italia: 46,7% del fatturato trimestrale, dove ha commesse migliori della concorrente e non ha subìto la "botta" della Libia, che alla società di Rubegni toglie oltre un miliardo a un portafoglio ordini. Per quanto attiene la redditività, sia in termini di Ebitda, che di Ebit, che di utile netto, nel primo trimestre 2011 non si notano grandi differenze salvo il fatto che questi tre valori sono tutti in miglioramento per Astaldi e in peggioramento per Impregilo. La voce invece in cui l'impresa milanese supera la romana è il patrimonio netto, più che doppio, grazie a un precedente aumento di capitale, ma invariato mentre la concorrente lo incrementa anche più dell'attività (10,9%).
Dietro la coppia di vertice, nella decina di imprese in testa, in base a dati 2010 ancora ufficiali, Salini Costruttori conferma la terza posizione (raggiunta l'anno scorso dopo il consolidamento di Todini). Dichiara infatti un fatturato di 1.123 milioni, con un portafoglio ordini di 9.923 milioni per ben l'88,4% all'estero. Cmc, che ha già approvato il bilancio, balza al quarto posto, con 806 milioni. Quinta impresa generale dovrebbe essere Pizzarotti, che non comunica i dati ma a cui sono attribuiti circa 750 milioni. È seguita da Condotte (741 milioni, assolutamente in linea con il piano industriale) mentre settima si piazza Bonatti (nella cui attività però domina la componente impiantistica) con un fatturato di 712 milioni (più 8%), di cui il 73% all'estero. Altre due realtà imprenditoriali in crescita sono le cooperative Unieco e Cmb, con 640 e 600 milioni stimati (rispettivamente più 24% e meno 6%), sempre più in sintonia nell'ambito del consorzio stabile Eureca. Tra le due, in nona posizione, si inserisce Ghella, la cui proiezione all'estero scende dal 92% all'80%, e fattura 620 milioni, meno 3,9 per cento.
Tutte le realtà citate, non foss'altro che per la "massa critica", hanno le forze per sopravvivere alla crisi in corso. Quanto alle medie imprese il quadro e ben più sfaccettato. Da un lato vi sono imprese giunte «a fine corsa», a cominciare dalle due grandi fiorentine: Consorzio Etruria (cooperativa che controlla anche Coestra e Inso) e Baldassini Tognozzi-Pontelo. Dall'altro vi sono quelle che hanno in corso lavori particolarmente remunerativi: Mantovani, Grandi Lavori Fincosit, Vignini Lavori. Poi vi sono imprese che hanno un buon mercato captive in seno a concessionarie (autostradali): Itinera, Serenissima, Costruzioni, Codelfa, Pavimental. E infine altre che si conquistano all'estero quello che è negato in Italia: Trevi, Rizzani de Eccher, Bentini, Seli, Ghizzoni.