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Briciole di pane

Spreco fondi, Corte conti europea prende di mira aeroporti inutili dell'Ue, anche italiani

In venti scali, cinque nostrani, si rileva un utilizzo inefficiente degli investimenti e scarso traffico

Bruxelles, 18 dicembre 2014 - La Corte dei conti europea lancia l’allarme sull’uso inefficiente dei fondi comunitari destinati agli aeroporti del Vecchio continente. L’organismo che monitora l’uso dei fondi europei ha effettuato un report prendendo in esame 20 aeroporti in cinque diversi Paesi dell’Ue tra cui anche i cinque scali italiani di Comiso, Alghero, Catania, Napoli e Crotone. Alcuni aeroporti, secondo l’indagine, sono troppo vicini l’uno all’altro mentre in altri casi la grandezza dello scalo è eccessiva rispetto al flusso di passeggeri.


Per il nostro Paese, la Corte dei Conti si sofferma soprattutto sul caso di Crotone: l’aeroporto della città calabrese è giudicato “non sostenibile”, perché troppo vicino al più grande scalo di Lamezia Terme. A dimostrarlo il costante calo di passeggeri, mai all’altezza degli investimenti Ue ricevuti. Da 106 mila passeggeri nel 2007, a Crotone oggi se ne contano meno di 29 mila, anche se nelle stime ne erano previsti 306 mila.
Il problema del flusso di persone in rapporto alla quantità di investimenti ricevuti e dalla prossimità con altre strutture limitrofe, riguarda anche gli altri scali del Belpaese. A meno di due ore dall’aeroporto di Napoli, rilevano gli auditor, ci sono ben altri tre scali, il più vicino dei quali è quello di Salerno che dista circa un ora e mezza dallo scalo partenopeo.
 

In generale, sette aeroporti che compaiono nel report non sono in grado di sopravvivere dal punto di vista economico senza ricevere un supporto in denaro pubblico. L’aeroporto di Kastoria, in Grecia, è uno di questi. Il costo per mantenerlo aperto nel periodo 2005-2012 è stato di 7 milioni e 700 mila euro a fronte, però, di entrate pari a solo 176 mila euro. Inevitabile l’iniezione di 16,5 milioni in investimenti comunitari per tenere in piedi la struttura e ampliarne una pista di atterraggio che tuttavia, afferma la Corte, non è mai utilizzata.
Sotto la lente della Corte anche le infrastrutture aeroportuali di Estonia, Polonia e Spagna. In tutti questi Paesi è mancato, oltre ai problemi citati, un coordinamento strategico per lo sviluppo. E su questo punto, la Corte punta il dito anche contro la Commissione europea rea di non conoscere quali aeroporti ricevono fondi e a quanto ammontano, con ovvie conseguenze sul controllo degli investimenti e del loro utilizzo.
 

Lorenzo Robustelli