Stretta di Bruxelles sui finanziamenti pubblici agli aeroporti
Saranno consentiti solo per nuovi scali in regioni che ne hanno effettivamente bisogno
Bruxelles, 3 luglio 2013 - Basta aeroporti che spuntano come funghi in Europa, spesso due o addirittura tre nelle vicinanze di una stessa città. La Commissione europea ha deciso di dare una stretta al finanziamento pubblico delle strutture aeroportuali e all'avviamento delle compagnie aeree.
“Il nostro obiettivo è quello di garantire che il denaro dei contribuenti sia ben speso e vada dove è veramente necessario” ha dichiarato Joaquín Almunia, vicepresidente dell'esecutivo di Bruxelles e responsabile della politica di Concorrenza. “Le prossime linee guida sugli aiuti di Stato saranno un ingrediente chiave per un'industria aeronautica europea competitiva e di successo, preservando la concorrenza leale a prescindere dal modello di business, dalle compagnie di bandiera alle low-cost, dagli aeroporti regionali ai grandi hub”, ha aggiunto.
Il settore aeronautico in Europa ha un volume annuo di 822 milioni di passeggeri e una rete di oltre 460 aeroporti. Quello che all'Unione europea non va giù è il fatto che spesso i governi sovvenzionino scali e compagnie in maniera non del tutto trasparente e facendo la fortuna di alcune compagnie low-cost che hanno ottenuto in questo modo maxi sconti sulle tariffe aeroportuali. E così “il numero di aeroporti presenti in alcune regioni dell'Ue supera di molto la domanda dei passeggeri e degli operatori di mercato, con la tendenza che alcune compagnie hanno la tendenza a volare dagli aeroporti dai quali ricevono le sovvenzioni più generose, ovviamente a spese del contribuente” ha spiegato Almunia in un intervento apparso oggi sul Sole 24 ore. Il commissario ha anche spiegato che ci sono diversi aeroporti nel mirino dll'Ue, e su cui l'esecutivo comunitario sta facendo degli accertamenti. Per l'Italia si parla di quello di Verona e dell'aeroporto dello Stretto a Reggio Calabria.
Le nuove regole, che partiranno dal 2014 e su cui si aprirà adesso una consultazione di 3 mesi, non impediranno gli interventi pubblici ma li legheranno, in maniera più stringente, al reale bisogno bisogno per una comunità.
Aiuti di Stato per investimenti nelle infrastrutture aeroportuali saranno consentiti se vi è una reale necessità di trasporto per garantire l'accessibilità di una regione. Dove le attuali linee guida lasciano aperta la questione dell'intensità degli aiuti agli investimenti, le nuove norme definiscono le cifre massime ammissibili, a seconda delle dimensioni di un aeroporto. Più grandi saranno gli aeroporti, maggiori gli aiuti possibili, ma facendo in modo di garantire comunque il giusto mix tra investimenti pubblici e privati.
Per gli aiuti agli aeroporti esistenti, vietati dalle direttive vigenti, la Commissione propone di autorizzarli per un periodo transitorio di 10 anni e a determinate condizioni, al fine di dare agli scali il tempo per regolare il proprio modello di business. Gli aiuti al funzionamento concessi diminuiranno gradualmente nel corso di questo periodo. Il percorso dipenderà dalla situazione finanziaria di ciascun aeroporto. Infine gli aiuti alle compagnie aeree per lanciare una nuova rotta saranno consentiti purché rimangano limitati nel tempo.