Sulla cessione di Serravalle pesa l'incognita dello statuto
Il Comune di Milano punta a fare cassa
Roma, 30 marzo 2011 - Il Comune di Milano ha annunciato l'altro ieri, oltre alla quotazione in Borsa della Sea (Linate e Malpensa), la volontà di cedere la partecipazione (18,6%) detenuta nella compagnia autostradale Milano Serravalle. L'obiettivo palese del Comune è fare cassa. C'è però un'incognita: lo statuto della Serravalle, che in pratica non riserva alcun potere al futuro socio. Spieghiamo meglio. L'attuale Consiglio di amministrazione della Serravalle è composto da sette consiglieri: quattro nominati dalla Provincia di Milano (articolo 14 dello statuto), azionista di maggioranza della Serravalle con il 153% delle quote; i restanti tre consiglieri sono espressione, rispettivamente, del Comune di Milano, del gruppo Gavio e della Camera di commercio di Milano. Quindi, chi acquista la quota del Comune sborsavo milioni, avrà un consigliere su sette nel cda e nessuna voce in capitolo sulle decisioni strategiche. Logico quindi che i potenziali acquirenti alla quota comunale, abbiano mostrato scarso interesse (almeno a parole) per l'operazione. Qualcuno, sorridendo, ha parlato di «annuncio elettorale» collegato all'approvazione del bilancio del Comune di Milano. Fonti del gruppo Gavio dicono che per il momento la quota di Palazzo Marino «non è nei nostri pensieri». Le banche (Intesa Sanpaolo, UniCredit) preferiscono tacere. Insomma, l'operazione Serravalle sembra già in salita Anche perché modificare lo statuto non è un'operazione indolore: è necessario convocare un'assemblea straordinaria e soprattutto è necessaria la volontà dell'azionista di maggioranza. Ipotesi ardua da immaginare al momento. La partita sulla Serravalle è ancora tutta da giocare e l’esito non è affatto scontato.