Sviluppo. Ok alla bozza della Strategia nazionale
Il Governo accelera sul piano energetico
Roma, 17 ottobre 2012 – Sei settimane di consultazione pubblica. Poi una conferenza nazionale. E via al Piano Energetico nazionale che manca dagli anni Ottanta. Per allineare le bollette di luce e gas all’Europa tagliandole di almeno il 20% e ripulendole (operazione ancor più impegnativa) dall’intricato sistema di sussidi e oneri incrociati. Come? Rilanciando le estrazioni nazionali di petrolio e metano, contribuendo anche così a tagliare di almeno 14 miliardi l’attuale maxi-esborso da 62 miliardi l’anno che il nostro Paese paga ai fornitori esteri, portando al 2020 la dipendenza dall’import dall’84% ad un comunque rilevante 67%. Di più: l’Italia è pronta a trasformarsi in un hub del metano per tutto il continente europeo. E nel frattempo guadagnerà l’avanguardia nelle soluzioni e nelle tecnologie del risparmio energetico, che verranno adeguatamente incentivate. Ridefinendo «nel segno dell’efficienza economica» il sistema dei sussidi alle energie rinnovabili.
Libro dei sogni? Il Governo ci prova. Dopo un primo confronto tecnico con esperti e categorie, parte ora, con il via libera del Consiglio dei ministri di ieri, la consultazione pubblica ufficiale sull’ultima (e ancora lontana dall’essere definitiva) bozza di Strategia energetica nazionale, consultabile con copiosa documentazione sul sito del ministero dello Sviluppo economico (www.sviluppoeconomicogov.it).
Tutto ciò per chiamare la politica e il mondo degli operatori se non al rapido varo di una serie di provvedimenti operativi, che per ora rimangono indefiniti, almeno alla consapevolezza del quadro di riferimento. Lo chiariscono il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera e i suoi collaboratori promettendo di marciare a tappe forzate per varare il documento definiitivo, sotto forma di Piano energetico, entro la fine della legislatura, dunque entro la primavera.
«Sarà comunque un provvedimento strutturale» che avrà come perno - puntualizza il premier Mario Monti – la riforma del Titolo V della Costituzione «che ci impegniamo ad accelerare» per ridare finalmente allo Stato il timone delle politiche energetiche, superando l’ossessione dei veti locali alle nuove infrastrutture.
«Sarebbe importante» che quella che «al momento è una sorta di linea di indirizzo senza forza legislativa venisse tradotta in provvedimenti concreti e vincolanti anche per i Governi futuri», esorta in una nota la Confindustria, apprezzando l’impegno del Governo ad elaborare «un piano energetico a lungo termine» che rappresenta «un tassello fondamentale della politica industriale del Paese».
La corsa ha molti incoraggiamenti formali, altrettanti tranelli sostanziali. Che già pesano. Nell’ultima versione è sparita, ad esempio, la misura forte per rivitalizzare le estrazioni nazionali: la zona di rispetto dalle prospezioni petrolifere marine rimane alle 12 miglia fissate (prima erano 3) dal codice ambientale di due anni fa tra il malcontento degli operatori. «Ma i progetti in essere nelle aree più vicine continueranno ad essere vagliati attentamente. E nel caso autorizzati» chiariva ieri mattina il sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti.